Progetto Gionata – Vivere nel terrore del giudizio. Un gay cristiano si racconta
Marco G. segnala al blog questo articolo
Articolo pubblicato sul sito del Center for Faith, Sexuality and Gender (Stati Uniti) il 24 aprile 2017, liberamente tradotto da Mariangela Travaglini
Il seguente post è di un mio amico che desidera rimanere anonimo. È un cristiano conservatore, che vive l’attrazione per le persone dello stesso sesso. È cresciuto in un ambiente cristiano, ma a causa della sua condizione non era il benvenuto. Si è allontanato da Dio per 23 anni, ma 6 mesi fa è tornato a Gesù e ha trovato una chiesa amorevole, che sostiene l’autorità della Scrittura e lo ha accolto nella sua comunità. Ecco la sua storia. …
Immagina di essere un cristiano che crede nella Bibbia, e di sapere che qualcosa è sbagliato e che sarà sempre sbagliato. Immagina di essere un cristiano che crede nella Bibbia, seduto in mezzo a centinaia di persone, credendo nelle stesse cose in cui credono loro, ma dove le persone come te sono additate da anziani, pastori, predicatori e simili come peccatori (gasp) così vili, odiosi, ripugnanti e spregevoli che puoi capire come un ebreo poteva sentirsi in mezzo a una manifestazione nazista.
Beh, io non devo immaginarlo. L’ho vissuto. Segretamente. Nella paura. Nel terrore che sarei stato scoperto. Temendo di essere cacciato dai ministeri in cui ero coinvolto. Che avrei perso i miei amici. Che sarei per sempre stato etichettato come “uno di loro” e conosciuto non come un credente in Gesù Cristo, non come una persona, ma come un ripugnante subumano attratto dagli uomini.
Sapevo fin dall’età di 12 anni che ero diverso. Non mi preoccupava troppo, perché avevo sentito tante volte dire “Il tuo corpo sta cambiando”, quindi forse sarebbero cambiate anche quelle sensazioni. Giunto alle scuole medie, sapevo di essere gay. Ho odiato quella consapevolezza. Mi stavo preparando alla Cresima nella Chiesa Episcopale, dove ci sono stati insegnati i Trentanove Articoli di Religione, attraverso i quali l’autorità della Scrittura si è sedimentata in me. Credevo che la Bibbia fosse la Parola di Dio, e sapevo di avere un problema. La Bibbia affermava che le relazioni sessuali con persone dello stesso sesso erano sbagliate.
Rimasi in uno stato di perpetua confusione per i successivi 35 anni. Come può Dio farmi questo? Volevo essere un cristiano solido, conoscere Dio e comprendere la sua Parola. Se quello che ero era sbagliato, perché mi aveva fatto così? Ogni notte mi inginocchiavo a Dio, supplicandolo di far sparire la mia attrazione per gli altri uomini, per rendermi “normale”. Sapevo cosa dicevano gli altri su “quelli come me”. La Chiesa Episcopale cominciava allora a essere trascinata a sinistra dalla “lobby gay”, che premeva perché la Chiesa potesse essere inclusiva e non offendere nessuno. Ho lasciato la Chiesa Episcopale perché, anche se ero gay, ero un cristiano che credeva nella Bibbia e sosteneva l’autorità della Scrittura.
Dopo aver vagato senza meta per il college e fuori dalla Chiesa, ero ancora confuso e bevevo molto per coprire il dolore e adattarmi, ma sono stato “salvato” da un ragazzino delle superiori in spiaggia. Ho iniziato ad andare nella sua Chiesa, una Chiesa evangelica molto conservatrice, che asseriva l’infallibilità della Bibbia. Mentre crescevo spiritualmente e nella Parola, sono stato coinvolto in molti ministeri, tra cui quello universitario. Ma avevo ancora un terribile segreto: ero gay, un cristiano che credeva nella Bibbia in un ambiente spietato. Gli anziani erano severi, fermi nelle loro convinzioni, e raramente sorridevano. Il pastore anziano era imponente, i suoi sermoni erano potenti, ti trafiggevano. Raramente sorrideva. Le persone avevano paura di avvicinarsi a lui. I suoi messaggi si scagliavano contro la direzione che la nazione stava prendendo, guidata, naturalmente, dai liberal e dalla “lobby gay”. I gay stavano per distruggere questa nazione. In chiesa parlavano di “Sodoma e Gomorra” e di come l’immoralità sessuale abbia portato alla rovina di Roma, e di come ciò stesse accadendo a noi. I gay erano odiati. Erano il nemico.
Ero il nemico? Cosa avevo fatto di male? Ho avuto queste pulsioni che non ho mai chiesto, e questo mi ha fatto vivere nella paura. Ora, circondato da cristiani, stavo assolutamente vivendo nel terrore. Non potevo accettarlo. Sparii dalla chiesa, perché ero convinto che Dio mi odiasse e non mi avrebbe mai perdonato per quello che ero.
Andai avanti e indietro per un paio di Chiese per qualche altro anno, con gli stessi problemi. Poi ho lasciato la Chiesa per i 23 anni seguenti. Sono affondato nella depressione maggiore. Non volevo vivere. Se Dio non mi rendeva “normale”, volevo che mi portasse a casa. Ho pensato di uccidermi parecchie volte, ed ero indeciso tra una canna di fucile o una manciata di pillole. Ero infelice verso la fine di quel periodo fuori dalla Chiesa, avevo perso il lavoro ed ero davvero depresso. I pensieri di porre fine alla mia vita erano tornati. Odiavo chi e cosa ero. Dio non mi amava, ero distrutto e disperato. Sapevo che avevo bisogno di riprendere la mia vita con Dio e tornare nella Chiesa. Ma dove? Con chi avrei potuto parlare? La mia esperienza nella Chiesa evangelica mi aveva davvero danneggiato. Non mi fidavo di nessuno.
Mi imbattei in un articolo su un giovane sacerdote di una parrocchia missionaria anglicana a 40 miglia da dove vivevo. Aveva un background molto interessante e affermava che la Chiesa esisteva per le persone che avevano bisogno di riprendersi da qualsiasi danno avessero subito. Ho sentito che era lì che dovevo essere. Ho iniziato a chattare con il prete su Facebook. Era davvero forte, davvero alla mano. Finché una sera, ubriaco, ho messo le carte in tavola aprendomi con lui. Ero gay, Dio avrebbe mai potuto amarmi? Poteva lui (il prete) accettarmi? La sua Chiesa avrebbe potuto fare lo stesso? Non dimenticherò mai la sua risposta: è stato un vero sfogo. “Naturalmente Dio ti ama! Perché pensi di no?”. Non vedeva un problema nella mia situazione. Ci siamo incontrati un paio di volte. Sono rimasto sbalordito dal sacerdote che Dio mi aveva mandato. Fu la prima persona nella mia vita a mostrarmi amore incondizionato, accettazione e misericordia, perlomeno la prima persona all’interno della Chiesa. Mi ha aiutato a capire che tutti noi abbiamo conosciuto il peccato nelle nostre vite: ostacoli che hanno interferito nella nostra relazione con Dio. Lui aveva il suo, io il mio. Quando si trattava di immoralità sessuale, adulterio, sesso al di fuori del matrimonio o attrazione per lo stesso sesso, era tutto uguale. Non ero un mostro. Non dovevo identificarmi con il mio peccato.
Ora sono nel posto migliore in cui sia mai stato, spiritualmente, mentalmente ed emotivamente. Oltre ad essere il mio mentore, il mio sacerdote è uno dei miei migliori amici e mio fratello. Mi ha aiutato a sviluppare relazioni solide, centrate su Cristo e la Chiesa. Alcuni sanno del mio conflitto con l’attrazione per persone dello stesso sesso, e non mi interessa. Perché le altre Chiese evangeliche non possono essere così? Perché le Chiese che predicano “Abbiate misericordia” non possono mostrarne alcuna a quelle persone che soffrono per qualcosa che non hanno mai chiesto? Dov’è l’amore che Gesù ha mostrato ai peccatori? Perché non riescono a capire che un peccato sessuale immorale non è più grave o peggiore di altri? Perché queste Chiese non lo capiscono? Le persone si sono uccise a causa di come sono state trattate da queste Chiese. Sanno o si preoccupano del danno estremo che hanno fatto e stanno facendo alle persone che sono attratte dalle persone del loro stesso sesso?
La mia sincera preghiera è che la Chiesa possa cambiare. Sono un cristiano celibe che vive ancora l’attrazione per le persone dello stesso sesso, e ringrazio Dio ogni giorno di aver trovato una Chiesa e un sacerdote che crede nell’autorità della Scrittura, nel trionfo della misericordia e nel potere della compassione.
Testo originale: Living in Terror as a Gay Christian