Articoli / Blog | 06 Dicembre 2018

Agi – Un grande Avvenire con 50 anni dietro le spalle

Oggi Avvenire compie cinquant’anni e li porta benissimo. Il quotidiano fortemente voluto da Paolo VI, che ebbe nel 1968 l’intuizione di creare un nuovo giornale dei cattolici italiani, è per l’ADS il quarto per diffusione cartacea e il quinto sia per diffusione complessiva che per diffusione digitale (media giornaliera 2017 pari a 110.887 copie).

Secondo Marco Tarquinio, presente nel giornale dal 1994 e suo direttore dal 2009, il segreto di questi risultati sta nel “porre al centro il dialogo costante con il lettore con il quale interagiamo sia sugli argomenti che ogni giorno affrontiamo nei nostri articoli di cronaca e negli approfondimenti, sia sul modo con il quale li proponiamo”. Conservo su questo argomento il tenero ricordo di mio padre che fin da quando ero bambino aveva l’autentica passione di scrivere ad Avvenire, vedendosi spesso pubblicate le lettere addirittura non di rado con una breve risposta.

Non di sinistra, ma per il rispetto per la persona umana

Ormai più nessuno crede che Avvenire sia il giornale dei preti e delle parrocchie ma, qualora lo stereotipo resistesse, è auspicabile che questo anniversario lo facesse cadere del tutto. Qualche giorno fa commentavo con un noto giornalista i lusinghieri risultati di vendite che ho appena citato e costui me li confermava aggiungendo “ovvio: attualmente è l’unico quotidiano nazionale veramente di sinistra”. Lavorando  costui per uno dei più importanti quotidiani di centro-destra, questo apprezzamento esprimeva laicamente il rispetto di chi deve misurarsi con una concorrenza che ogni giorno gli rosicchia qualche lettore. È di sinistra Avvenire? Sicuramente lo pensano i cattolici che criticano in maniera più o meno diretta Bergoglio, ma io credo che Avvenire sia di sinistra nella misura in cui è di sinistra il rispetto per l’uomo a tutto tondo. Una volta Papa Francesco ebbe a confidare ad una cerchia di intimi: “dicono che io sia un Papa ‘sociale’ ma io non sono ‘sociale’: io ho compreso che il Concilio vuole che sia rivelato al mondo il volto del Padre Misericordioso” e questo fa Avvenire portando avanti con costanza le battaglie di cui è pienamente convinto al di là dei risultati immediati.

 

Il dono della coerenza

Quando il 4 dicembre 1968 Avvenire esordiva nelle edicole, Paolo VI non poteva certo immaginare che mezzo secolo dopo il quotidiano da lui voluto avrebbe festeggiato il suo cinquantesimo praticamente in contemporanea proprio con la canonizzazione di chi lo aveva voluto.

Al di là dei risultati delle vendite, che sono solo un importante “indice di salute”, credo che Avvenire sia rilevante per il nostro paese per il contributo significativo nel superare la frattura tra Stato e Chiesa che si era aperta dopo il non expedit di Pio IX e che, nonostante sia passato molto tempo, ancora non di rado fa male quando nel cuore di molti italiani sussultano eccessi di laicismo e di clericalismo. Avvenire non è solo il quotidiano che difende i valori non negoziabili. Avvenire è un giornale che, non da solo, si impegna affinché il dibattito politico sia anche un dibattito civile: basti pensare all’importantissima sottolineatura dello ius culturae nella delicatissima questione degli “italiani senza cittadinanza”.

Chi ama ricordare di Paolo VI solo come sia stato il Papa contro la contraccezione e che ha difeso il celibato dei sacerdoti, attacca spesso un quotidiano che oltre al fine vita e all’inizio vita parla anche “della vita”. Senza trascurare l’impegno informativo in prospettiva cattolica su eutanasia, gravidanza surrogata, aborto, selezione genetica e così via, il quotidiano diretto da Marco Tarquinio è coraggioso nel combattere le battaglie contro il traffico di rifiuti pericolosi, roghi tossici con le connesse interazioni criminali, per fare solo qualche esempio. Marco Tarquinio si dimise dalla redazione politica de “Il Tempo” e si autosospese come editorialista nel novembre 1993, quando il quotidiano romano cambiò all’improvviso la propria linea politica: pagare di persona per le proprie scelte dà frutto nella propria vita e anche in quella di chi ha fatto della coerenza una scelta di vita.

Tratto da Agi