Blog / Rassegna stampa | 25 Novembre 2018

Avvenire – I cani non compaiono sull’arca ma si prendono cura dei poveri

Nella rubrica di oggi di WikiChiesa, Guido Mocellin cita l’articolo pubblicato su Agi

Ci son «due coccodrilli», un’«aquila reale» e anche «il gatto» nella celeberrima canzone per bambini della quale Simonetta Pagnotti, sul sito di “Famiglia cristiana“, ha raccontato, nei giorni scorsi, le origini ecclesiali e la storia quarantennale. Ma non c’è il cane. Forse gli autori preferivano i felini. O forse erano consapevoli della cattiva fama che il cane ha nella Bibbia e in specie nell’Antico Testamento, con l’importante eccezione del cane che accompagna Tobia in viaggio tra Ninive ed Ecbatana: ne parla la biblista Anna Maria Giorgi su un volume che uscirà da Edb nel 2019. Il volume riporta anche una bellissima “Preghiera del cane” pubblicata nel 1956 dallo scrittore svizzero Piero Scanziani, ma in Rete – googlare per credere – ce ne sono diverse altre, specie in forma di cartolina. A sottolineare un passo evangelico che dà a Fido quel che è di Fido ha pensato, qualche giorno fa, don Mauro Leonardi, in uno dei suoi abituali interventi sul sito dell’agenzia Agi. Evocando, durante l’omelia alla messa per la Giornata mondiale dei poveri, il racconto evangelico dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (Luca 16,19-31). Papa Francesco, dice Leonardi, ha posto «implicitamente ai cristiani, come esempio di amore gratuito, quello dei cagnolini» che leccavano le piaghe al povero. Peccato che chi ha redatto il titolo del post si sia scordato l’«implicitamente», attribuendo al Papa il riferimento ai cani. Perché la sottolineatura di Leonardi vale in sé. Egli cita con felice esempio i tanti anziani che solo grazie alla compagnia di cani o gatti alleviano la propria solitudine, e rammenta: «Tutti conosciamo persone a cui la presenza di un cane ha davvero salvato la vita», non solo in casi di emergenza ma nella «vita quotidiana». Tuttavia, aggiunge, il Vangelo ci dice di più: che in quel tempo c’erano dei cani che avevano più pietà di un uomo di quanta ne avesse un altro uomo; e che di certo anche oggi, nella nostra società, accade lo stesso.

Tratto da Avvenire