Se “mi” racconto mi conosci – Husna Angelica Randhum: «Sono italiana e ora anche cristiana»

Continua la rubrica di Alessandra Bialetti «Se “mi” racconto mi conosci». Chiunque desidera può contribuire inviando la propria testimonianza a [email protected]


Ha 15 anni e la sua famiglia, induista, viene dall’isola di Mauritius. Ha incontrato la fede frequentando la parrocchia del suo paese nel Padovano e a Pasqua è stata battezzata, cresimata e ha ricevuto la prima Comunione.

«Non vedevo l’ora di essere battezzata. Sono onorata e mi sento gratificata. Ma soprattutto devo ringraziare i miei genitori che mi hanno permesso di scegliere tra l’aderire alla loro religione induista oppure diventare cristiana». Husna, quindici anni, occhioni neri che ti penetrano, è di poche parole, ma ha le idee chiare sia sulla sua identità che sul suo futuro: hostess di volo  (frequenta a Padova il secondo anno dell’Istituto tecnico Leonardo Da Vinci a indirizzo turistico).

«Sono italiana e mi sono sempre sentita attratta dal Vangelo e dalla parola di Gesù». Così, nella notte di Pasqua, Husna ha ricevuto i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana e ha preso il nome di Angelica. Orgogliosi di lei, la madre Padmini, il papà Satis e il fratello Durghesh Nicola, che il prossimo anno seguirà l’esempio della sorella. La famiglia Ramdhun, originaria della Repubblica di Mauritius, vive in Italia da decenni e da due anni frequenta la parrocchia di San Nicola di Taggì di Sotto, a Villafranca Padovana, diocesi di Padova, appena rigenerata dalla Missione al popolo, guidata dai Francescani di Perugia. Un tempo di grazia che ha molto colpito Angelica: «Per dieci giorni un gruppo di missionari ha incontrato tutti – giovani e giovanissimi, coppie di sposi, separati, risposati – portando la parola di Dio con lo stile semplice e gioioso di san Francesco. E poi abbiamo vissuto tanti momenti forti di preghiera». Una sorta di ultima preparazione prima del “grande evento”.

«Ero emozionatissima». La sera del 31 marzo, nell’ambito della santa Veglia pasquale, tutta la comunità ha partecipato a una celebrazione speciale, durante la quale la ragazzina, radiosa, ha pronunciato il suo «Credo in Dio, Padre Onnipotente», «perché è la comunità che trasmette la fede», dice il parroco don Paolo Pegoraro. Per dimostrarle accoglienza, sono state le signore della parrocchia a confezionare la veste bianca di Angelica – simbolo dell’inserimento in Cristo –, il cui candore faceva risaltare la bellissima croce.

«La Veglia pasquale è iniziata con la liturgia della luce all’esterno della chiesa. Il fuoco simboleggia la vita cristiana che rompe con l’oscurità della morte. Come previsto dal rito del Catecumenato, Angelica ha ricevuto prima il Battesimo, poi la Confermazione (Cresima, ndr), quindi l’Eucaristia (Comunione)», spiega don Paolo, che ha scelto di svolgere un’omelia breve, perché «la vera omelia è nelle azioni, e si è concretizzata nell’amministrazione dei sacramenti a una ragazzina che li ha chiesti perché ha sempre avvertito la bellezza della vita cristiana, e si è molto impegnata per poter farne parte». Un percorso di catechesi di due anni, fatto di conoscenza della dottrina cristiana e di approfondimento spirituale, guidata da una catechista nella lettura del Vangelo di Marco e della Bibbia, fino a essere consapevole che la parola di Dio va applicata nella vita. «Cerco di fare del bene, di perdonare e, dove mi è possibile, di aiutare», dice Husna-Angelica. Sempre sostenuta dalla preghiera: «Prego mattina e sera, recito il Padre nostro e l’Ave Maria, e da poco ho imparato anche il Credo. E poi leggo i Salmi. Pregare la mattina al risveglio è per me di grande aiuto, mi dà la forza di affrontare il nuovo giorno, la scuola, i compagni, e mi dà serenità».

«Sta imparando un po’ alla volta», interviene mamma Padmini. «Non deve avere fretta. Il parroco ci ha spiegato che è come se fosse un bambino piccolo che impara a camminare. Anche la Messa non la può ascoltare fino alla fine, perché non è ancora pronta a comprendere tutto». La prassi affonda le radici nel passato e ha a che vedere con l’idea che i catecumeni, benché già “credenti”, erano considerati non iniziati e quindi non ancora saldi nella fede. Ma la comunità faticava a capire perché tutte le domeniche madre e figlia uscivano a metà Messa. «La gente pensava che fosse una presa in giro da parte nostra», afferma Padmini, «poi don Paolo ha spiegato che bisogna fare così. C’era anche chi si chiedeva perché io, che sono induista, vado ad ascoltare la Messa. Ma io vengo dalle Mauritius, Paese multietnico e multireligioso, dove c’è molto rispetto tra le fedi, dove era normale per me da bambina entrare in chiesa. Mi piace tanto ascoltare il Rosario. Entro senza paura, perché la casa di Dio è per tutti. E senza paure dovranno essere sempre i miei figli».

Padmini ha seguito da vicino la preparazione religiosa della figlia, è fiera di lei, così come lo è dell’altro figlio, più piccolo, che sarà battezzato il prossimo anno. Angelica ha affrontato un percorso individuale apposito; il fratello, che frequenta le medie, è invece in cammino con i ragazzi della sua età. E Padmini, pienamente integrata nella vita parrocchiale, non esclude di poter un giorno decidere di diventare cristiana anche lei. «Ovviamente, devo riflettere bene, perché io comunque ho una mia religione. Tuttavia, mi sento libera di poter fare questa scelta, perché so che Dio accoglie tutti in qualsiasi momento».  

Angelica, dopo il “suo” grande momento di adesione alla fede, suggellato anche da un bel buffet comunitario, il giorno dopo, la domenica di Pasqua, ha partecipato in cattedrale, assieme a tutti gli altri neofiti (settanta fra ragazzi e adulti) della diocesi di Padova, ai vespri celebrati dal vescovo monsignor Claudio Cipolla: una cerimonia collettiva quale ringraziamento del dono ricevuto. Il 7 aprile, invece, domenica in Albis, sempre in cattedrale, sempre con gli altri neofiti, parteciperà alla celebrazione eucaristica con il rito della deposizione delle albe, ovvero delle vesti bianche del Battesimo. «È il segno che la vita cristiana continua. Che la deve portare nel cuore, più che all’esterno», conclude don Paolo. Un messaggio che Angelica ha ben compreso e che nelle sue parole suona così: «Amo Gesù perché si è incarnato sulla terra e ha condiviso le nostre sofferenze, le gioie, i dolori. Nessun altro ha fatto così tanto per gli uomini».

Tratto da Credere