Se “mi” racconto mi conosci – Da don Tonino ho imparato a fare il prete sul sagrato
Continua la rubrica di Alessandra Bialetti «Se “mi” racconto mi conosci». Chiunque desidera può contribuire inviando la propria testimonianza a [email protected]
Enzo Bianchi, il fondatore di Bose, l’ha frequentata dagli inizi degli anni Sessanta. Francesco Guccini vi ha tenuto il suo primo concerto, nel 1968. Sono passati e vi hanno donato alcune loro opere Giorgio De Chirico, Carlo Carrà, Georges Rouault e William Congdon. Pier Paolo Pasolini ci arrivò nel 1962, trascorse l’intera notte a leggere il Vangelo che aveva trovato sul comodino e, al mattino, chiese una mano per il film che aveva deciso di fare sulla vita di Gesù, Il Vangelo secondo Matteo, uscito poi nelle sale nel 1964. «Come san Paolo», ebbe a scrivere il regista, «anche io sono stato disarcionato, ma un piede mi è rimasto impigliato nella staffa. Il cavallo continua la sua corsa e il mio capo batte sul selciato».
La Pro Civitate Christiana di Assisi in quasi ottant’anni di vita ha incrociato i percorsi di tante persone. E ancora oggi è «un luogo dove riflettere e trovare motivazioni per le scelte, le più diverse, da fare nella propria vita», dice don Tonio Dell’Olio, attuale presidente di questa associazione che svolge «il compito di evocare Cristo nel cuore degli uomini» come disse Paolo VI. Insomma, «non ti vengo a colonizzare, ma evoco ciò che hai già dentro», ribadisce don Tonio, richiamando un’immagine usata da don Tonino Bello: «Il missionario è il mendicante che va a dire a un altro mendicante dove ha trovato qualcosa da mangiare».
La citazione non è casuale, perché tra Molfetta e Assisi, per Tonio, corre un filo diretto. Nel seminario regionale della cittadina pugliese, Dell’Olio, che è nato a Bisceglie 58 anni fa, legge i libri della Cittadella: firme come Juan Arias, Leonardo Boff e Gustavo Gutiérrez, testi dedicati a dom Hélder Câmara e all’Abbé Pierre. «Sono figure che mi hanno forgiato. E di loro parlavo spesso con il vescovo che nel 1982 arrivò in diocesi, don Tonino Bello». Diventeranno amici e alla sua ordinazione, nella cattedrale di Trani, Tonio gli chiederà di tenere l’omelia. Quel giorno don Tonino continuerà a ripetergli l’invocazione di Paolo a Timoteo. «Ricordati di Gesù Cristo. Tonio, è lì la centralità!Uno potrebbe anche fare mille Messe e opere di carità e non ricordarsi di Gesù». «Questa cosa», aggiunge ora Dell’Olio, «mi scavò dentro. Un imperativo che poi ho ritrovato nella spiritualità fortemente cristocentrica che viviamo qui alla Pro Civitate».
Sin dall’inizio don Tonio declina il suo ministero “in uscita”: appena ordinato apre la sua casa ad alcuni tossicodipendenti; fonda un Centro giovanile laico, Metropolis, «dove si studiava e si cercavano strumenti di prevenzione delle devianze». Il vescovo lo nomina cappellano del carcere di massima sicurezza di Trani, dove incrocia un boss dei quartieri spagnoli di Napoli. «Aveva cominciato la sua carriera criminale a otto anni, giocando a pallone in piazza. Scuola e chiesa erano state latitanti. Io per strada avevo invece conosciuto un prete». Uscire sul sagrato, «questa era la sfida», pensò Dell’Olio, che trascorre tre estati a Napoli, facendo animazione per gli scugnizzi dei Quartieri spagnoli, insieme alle Figlie della Carità.
Intanto l’amicizia con don Tonino, che nel 1985 era diventato presidente di Pax Christi, prosegue. «La svolta fu nel 1993, quando, già sul letto di morte, mi chiese di diventare segretario nazionale di Pax Christi». Tonio, con l’assenso del suo vescovo, lavora con l’associazione per dodici anni. «Sono cresciuto moltissimo, grazie alle persone che ho incontrato, ai posti che ho visitato: Bosnia, Kosovo, Iraq, Afghanistan. La pace è una palestra per imparare a lavorare con tutti».
Dopo tre mandati inizia un percorso di formazione per entrare nella Pro Civitate e comincia a collaborare con don Luigi Ciotti, che gli chiede di aiutarlo con l’associazione Libera a costruire una rete internazionale contro le mafie. Grazie ad Alas (America Latina Alternativa Social), una rete di 150 organizzazioni in dodici nazioni diverse, Tonio conosce l’allora cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio: «Era il 2011, mi insegnò come in Argentina si definisce la mazzetta, la coima, e insistette sul nodo della corruzione, in tutti gli ambienti, anche quello ecclesiale. Mi impressionò la capacità di ascolto e di confidenza. Parlò del desiderio di una Chiesa più autentica. Per la prima volta, pensai, ho incontrato un vescovo che mi ricorda don Tonino».
L’incontro si è poi ripetuto, in Vaticano. Il 28 giugno 2013, con un amico argentino comune, in un incontro privato di quelli che Francesco annota sulla sua agendina, Tonio chiede a Francesco tre cose: «Ricevere i familiari delle vittime di mafia; guardare con attenzione al processo di beatificazione di don Tonino; fare un gesto per sanare la ferita con la Pro Civitate, che aveva avuto don Baget Bozzo come commissario vaticano a fine anni Settanta». Il 20 settembre 2014 la comunità della Cittadella sbarca in Vaticano. E quando Tonio torna con don Ciotti a Santa Marta per invitare il Papa all’incontro del 21 marzo con i familiari delle vittime, la disponibilità è immediata: «Se un Papa non fa questo, che deve fare?».
Oggi l’impegno principale di don Tonio è nel rilancio della Pro Civitate. «Qui c’è la capacità di cogliere emergenze socio-culturali e riproporle nella riflessione». Da settembre, con il linguaggio del teatro civile, in chiese, oratori, teatri, scuole, una settimana al mese per ogni regione italiana, girerà con un testo in cui racconta una storia che parla di pace, di mafie, di liberazione. L’ennesima tappa in un percorso segnato da un filo rosso: «I primi versetti dell’Esodo dicono: “Io sono Colui che ti ha liberato…”. Questo Dio presenta la sua carta di identità come liberatore. In questi anni ho capito che la cultura sveglia le coscienze, che bisogna investire maggiori risorse proprio nel creare una mentalità diversa, provocare il cambiamento attraverso un laicato consapevole. Questo è quanto tentiamo di fare qui».
Insomma, conclude Dell’Olio, «non ho mai cambiato mestiere: sono prete quando celebro l’Eucaristia, quando incontro un parente di un poliziotto ucciso dalle mafie, quando parlo di coscienza civile. In tutte le situazioni in cui c’è da spezzare il pane della comprensione e del dolore».
Fondata nel 1939 da un prete ambrosiano, don Giovanni Rossi, la Pro Civitate Christiana di Assisi è un’associazione, formata da uomini e donne, single, coppie, consacrati – definiti “volontari” nello statuto attuale – che si impegnano a «contribuire a fare cristiana l’anima del proprio tempo, evangelizzando nella vita sociale, con lo spirito di san Paolo apostolo». Questo lo stile che muove tutte le attività dell’associazione, che vanno dalla casa editrice, alla rivista Rocca, dall’ospitalità a prezzi accessibili alla galleria d’arte contemporanea, dai convegni alla scuola per la prevenzione di condotte a rischio dipendenze, come l’azzardo, ai seminari sulla musica e sulla musicoterapia.