METRO – Che cosa perdiamo con certi selfie
Perché Salvini diventa il primo Ministro dell’Interno a finire nudo sui social e nessuno censura la foto? Se le parole che scriviamo in una chat vengono conosciute e divulgate da chi non dovrebbe, noi gridiamo giustamente alla “violazione dei nostri dati sensibili”; perché non avviene altrettanto quando si tratta di immagini? Mi sembra evidente che la nostra epoca non tratta allo stesso modo corpo e sentimenti, immagini e parole. Non mi scandalizzo dell’hasthag #aftersex dove viene inclusa la foto, visto che la categoria ha su Instagram 79.700 post. Mi sorprendo che ottantamila persone sentano il bisogno di pubblicare un selfie dopo quello che dovrebbe essere il loro momento più intimo. In questo senso la conduttrice rappresenta davvero il sentire della gente. Mi chiedo però perché non ci accorgiamo di aver perso qualcosa di veramente importante, e cioè il valore del sesso. Possiamo definirla riservatezza o privacy. Un tempo si chiamava “senso del pudore”: ma è semplicemente “il rispetto per sé”. Virtù antica, non perché retaggio di epoche piene di tabù ma perché nata con l’uomo. Il senso del pudore non è nato con i bikini e le minigonne. Riguarda noi stessi e il nostro corpo perché ci proteggiamo se ci percepiamo come preziosi. Noi custodiamo solo quello che vale e se non ci custodiamo significa semplicemente che pensiamo di non valere. Noi, il nostro corpo e il nostro sesso.
Tratto da Metro