Blog / Scritti segnalati dal blog | 31 Ottobre 2018

Gay.it – Delitto di Giarre: la vergogna di avere un figlio gay

Marco G. segnala al blog questo articolo, introducendolo così:

Come è possibile che 2 famiglie ammazzino i propri figli perché omosessuali e fra loro innamorati?

Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Lc 11, 9-12

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Era il 31 ottobre 1980. I corpi di Antonio e Giorgio furono trovati vicini, poco lontano da Giarre, distesi l’uno accanto all’altro, con due fori di proiettile alla tempia.

Erano  Antonio Galatola, 15 anni, e Giorgio Agatino Giammona, 25 anni. I due ragazzi vivevano una difficile storia d’amore a Giarre, in provincia di Catania. I due ziti(fidanzati in dialetto catanese) sono stati al centro dellacronaca nera italiana per quasi una settimana, fino alla risoluzione del caso. Per il loro orientamento sessuale, Giarre si dimentico’ presto di quanto accaduto. E cosi’ fece anche la stampa.

Antonio e Giorgio sparirono improvvisamente il 17 ottobre 1980, senza lasciare traccia. Subito si penso’ che fossero fuggiti insieme, per vivere la loro vita in pace. Ma a distanza di quasi due settimane, i Carabinieri ritrovarono i cadaveri in un agrumeto. Le mani intrecciate, la vicinanza con i due corpi fece pesare a un suicidio, o a un omicidio-suicidio. Il biglietto ritrovato vicino ai corpi in putrefazione non lasciava dubbi: si erano uccisi perché le famiglie e la città intera non tolleravano il loro amore.

La teoria del suicidio dura poco. Il 3 novembre viene arrestato un nipote di Antonio, all’epoca dei fatti 12enne, Francesco Messina. Inizialmente, sembra che i mandanti fossero stati gli stessi due fidanzati, e che se il ragazzino non avesse sparato, lo avrebbero ucciso. In un secondo interrogatorio, invece, Messina racconta di essere stato minacciato dai Carabinieri stessi: se non avesse confessato, avrebbero fatto arrestare il nonno.

Il 4 novembre, per gli inquirenti il caso e’ chiuso. E’ stato il ragazzo, che data l’eta’ non e’ perseguibile penalmente. Ma in molti si chiedono come e’ possibile per due persone che stanno per essere uccise, possano tenersi per mano, ritrovate poi ancora intrecciate tra loro. E perché nessuno ha sentito gli spari? Perché i cadaveri non sono stati ritrovati quando i Carabinieri avevano cercato anche nell’agrumeto? E ancora, dove aveva trovato la pistola il 12enne? Chi aveva scritto il biglietto, dato che nessuno aveva riconosciuto la grafia?

Per la Procura dell’epoca, il caso e’ stata chiuso 38 anni fa. Ma le indagini poco accurate non hanno approfondito la questione. Molte domande non hanno trovato risposta, e le ipotesi sono rimaste senza conferma. Sicuri che l’assassino fosse stato Francesco Messina, non si e’ mai accertato il movente. Tra le possibili cause, quella più accreditata puntata il dito verso le famiglie. La vergogna di avere due figli omosessuali, che per di più avevano una relazione, era tale da commissionare l’omicidio. L’omicidio dei propri figli.