METRO – La sfida è non restare nell’anonimato
Conoscere qualcuno significa portarlo dentro di sé e non è un’operazione meccanica: è una vicenda umana che richiede in primo luogo conoscere se stessi. Non possiamo costruire relazioni sane se non siamo prima persone almeno ragionevolmente risolte. Rischieremmo di creare rapporti non di libertà ma di dipendenza. È fondamentale, per esempio, riconoscere che la pura amicizia non esiste, che l’amore assoluto non è di questo mondo. In ogni relazione, anche in quelle che vorremmo fossero assolutamente gratuite, c’è sempre il risvolto dell’utile, la presenza di un vantaggio che ricerchiamo in maniera più o meno esplicita. Nella vita matrimoniale non c’è solo il puro amore. Ci sono anche tanti risvolti personali, pratici, umili, prosaici. E anche nell’amicizia è normale che, alla lunga, ci si aiuti. Divenire consapevoli degli aspetti di convenienza – che possono anche rischiare di diventare egoistici – non significa svilire i rapporti. Significa riconoscere che siamo creature e che su questa terra il tanto aborrito meccanismo del “do ut des” è vivo e forte dentro di noi. Diventare ciò che si è, perseguire la propria autenticità, è il fine ultimo di ogni vita umana: sapere qual è il proprio nome, fare quel passi avanti nella fila quando ci si sente chiamati dalla propria vita, senza rimanere in un sicuro anonimato, è la sfida irrinunciabile della nostra libertà e responsabilità.
Tratto da Metro