Blog – Azzurre del volley: quando secondo è meglio di primo
Le pallavoliste azzurre, con il loro secondo posto, con la loro sconfitta di un niente, ci regalano l’opportunità di riflettere su quanto sia fragile una vita che abbia senso solo quando si vince. Capirlo è semplice: se ci fossero solo vincenti non ci sarebbe più alcun gioco: e quindi non ci sarebbero neppure i vincenti perché vincere è possibile solo se esiste una gara. Lo sanno bene le federazioni di tutti gli sport del mondo, dal basket al calcio, dall’automobilismo al ciclismo, che fanno di tutto perché ci sia la possibilità di molti vincenti: ovvero di una vincente e di tante perdenti.
È famosa la frase di Boniperti per cui “vincere non è importante: è l’unica cosa che conta”: aforisma tanto efficace per motivare dei giocatori e galvanizzare un ambiente, quanto falso. In primo luogo per quello che ho detto, e poi perché essere felici perché non si è vinto ma si è e fatto davvero del proprio meglio, incrina il fascino della perfezione che è uno dei più gravi agenti patogeni della nostra vita. È l’imperfezione, infatti, la vera normalità della nostra vita e puntare alla “vittoria sempre”, alla “perfezione”, spalanca solo gli abissi della tristezza e della frustrazione. Ogni famiglia è imperfetta, ogni amore è imperfetto, lo è ogni chiesa e ogni carriera professionale. Grazie quindi alle azzurre che, arrivando seconde, incrinano il modello di vita perfetta che impedisce a moltissimi di noi di essere davvero – e motivatamente – felici. Molte vite si bloccano proprio a causa del “modello di perfezione”: poiché amare è importante, o è importante educare, lavorare, e così via, io mi deciderò a farlo solo quando sono certo di riuscirci “perfettamente”; non sarei in grado, altrimenti, di reggere lo stress, del possibile errore. Chiunque comprende che questo stile di vita conduce alla disperazione, è terribile, proprio perché l’imperfezione non solo è possibile ed è normale: è, sui grandi numeri, assolutamente certa.
Il risultato invece che le nostre azzurre del volley ci hanno regalato è invece – oltre a tantissimi altri – di imparare a gustarci tutto il bene che c’è nell’essere secondi, primo fra tutti comprendere che arrivare secondi è raggiungere un risultato prestigioso. Guardiamo le cose dal punto di vista e ce ne renderemo conto in un attimo. Proviamo a pensare quanto saremmo felici se l’economia italiana fosse la seconda al mondo, oppure se il nostro tasso di disoccupazione fosse il più basso a parte quello di un altro paese, o se il numero dei suicidi fosse il penultimo, e così via. Sì, quindi, secondi è bello. Grazie azzurre!