Blog / Marco Giranzani | 04 Settembre 2018

Cronache dalla Frontiera – Un’estate ferma al palo?

Marco G. scrive un’altra Lettera dalla frontiera

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C’è qualcosa che non torna in questa fine estate: padre James Martin SJ all’Incontro Mondiale delle Famiglie ha aperto le porte della Chiesa alle Persone LGBT+ in nome del Vangelo, mostrando tutta la normalità di queste persone lungi dai riduzionismi catechistici e da pregiudizi omofobi di compagini di politicanti che si appoggiano all’ombra della Chiesa soltanto per motivi di campagna elettorale e per raccattare voti con cui mettere in pratica politiche assai poco evangeliche.

Nel suo meraviglioso intervento padre Martin ho dato un decalogo con cui accogliere le Persone LGBT+:

“1) Esaminate i vostri atteggiamenti nei confronti delle persone LGBT e delle loro famiglie.
2) Ascoltatele. Ascoltate le esperienze delle persone LGBT cattoliche, dei loro genitori e delle loro famiglie. […]
3) Valorizzate la loro presenza.
4) Scusatevi con loro.
5) Non riducete i gay e le lesbiche alla vocazione alla castità, che riguarda tutti noi cristiani.
6) Coinvolgetele nei ministeri.
7) Valorizzate i loro doni individuali.
8) Invitate i responsabili della parrocchia ad accoglierle.
9) Organizzate eventi mirati, oppure un programma pastorale specifico.
10) Fate attivismo per la loro causa.”

Quello che vorrei sottolineare in modo particolare è il secondo punto che riecheggia nelle parole di Papa Francesco dette durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dall’Irlanda:

“Sempre ci sono stati gli omosessuali e le persone con tendenze omosessuali. Sempre. […]

La tua domanda è chiara: Cosa direi a un papà che vede suo figlio o sua figlia che ha quella tendenza? Direi: primo, di pregare. Preghi. Non condannare. Dialogare, capire e fare spazio al figlio e alla figlia. Fare spazio perché si esprima. […]

Ma io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare un figlio o una figlia con tendenza omosessuale è mancanza di paternità o maternità. Tu sei mio figlio. Tu sei mia figlia, come sei. Io sono tua padre e tua madre: Parliamo.”

Il silenzio non è un rimedio, non si deve condannare, bisogna dialogare: dunque bisogna ascoltare perché il dialogo nasce dall’ascolto del prossimo senza giudicarlo e condannarlo, in poche parole mettendo il silenzio ai propri pregiudizi.

Qui ritorna quel qualcosa che non quadra in questa fine estate: le parole del Papa alla luce di quelle di padre James Martin, entrambi SJ, non sono rivolte soltanto ai genitori di persone LGBT+ ma a tutte le persone componenti il Popolo di Dio; e allora, mi chiedo, perché c’è un silenzio al riguardo da parte dei giornali Cattolici?

L’Osservatore Romano e Famiglia Cristiana – e perfino il sito Internet del Vaticano, anche se non è un giornale – dell’incontro di padre Martin non riportano nulla: l’unico che “si salva”, per modo di dire, è Avvenire in questo articolo. 

Ma questo articolo ascolta nel modo giusto e senza pregiudizi le Persone LGBT+ come invitano Papa Francesco e padre Martin?

“Ha parlato di Vangelo, di accoglienza, di rispetto, di dolore, di preghiera, di castità. Sì anche di castità, ricordando che si tratta di virtù cristiana richiesta a tutti, etero o omosessuali. Nessuno escluso. Strana pretesa eh? Ma ha anche invitato a non giudicare una persona per il suo orientamento sessuale, perché si tratta di una specificità che – ha detto – nessuno ha scelto per moda o per divertimento. E una persona è molto, molto di più del proprio orientamento sessuale.”

Questo è un primo estratto dell’articolo in questione e già non ci siamo perché è senza dubbio un appunto fatto a coloro che vedono di malocchio padre Martin che tuttavia nel decalogo aveva detto questo:

“5) Non riducete i gay e le lesbiche alla vocazione alla castità, che riguarda tutti noi cristiani. Le persone LGBT sono più della loro vita sessuale, ma alcuni sentono parlare solo di quella. Ricordate: non fissatevi sulla loro sessualità, interessatevi alle gioie e dei dolori della loro vita, perché le loro vite sono ricche. […]”

E perché allora sottolineare in questo modo il riferimento alla castità e proprio ad inizio articolo e perfino nel sommario?

“Ieri, mentre parlava dal palco del grande auditorium stracolmo e attento, scorrevano alle sue spalle le immagini delle persone da lui sostenute e incoraggiate nella comunità affidatagli. Nessuna scena da gay pride, nessun tripudio alla deviazione, ma tanti volti sorridenti di gente semplice, normale. Certo, il fatto che il sacerdote gesuita sia convinto dell’opportunità di definire quelle persone “cristiani lgbt”, può far storcere il naso a chi coglie in quella sigla la volontà di affermare stili di vita contrari al Vangelo.

Ma evidentemente ci sono anche persone che si riconoscono nell’acronimo tanto temuto, ma poi vanno a Messa, si confessano, pregano, cercano sinceramente la strada della fede.”

Questo invece il secondo estratto in cui compaiono i consueti pregiudizi – riguardo il gay pride, con tanto di riferimento ad un presunto tripudio alla deviazione! – e i giudizi riguardo la vita delle persone LGBT+.

Tanto è lungo e articolato l’intervento di padre James Martin SJ quanto breve e striminzito è questo articolo di Avvenire: non lo si può nemmeno definire un riassunto perché i riferimenti alla castità e agli stili di vita contrari al Vangelo non sono altro che la pedissequa riproposizione della – vecchia – dottrina; dunque non rende giustizia alle Persone LGBT+ né all’agire pastorale di padre Martin né al Santo Padre.

Siamo nel tempo di frontiera tra estate e autunno, ma anche imho all’alba di una nuova e antica era nei rapporti con le Persone LGBT+ e i giornali Cattolici non hanno il tempo di ascoltare seriamente la Lieta Novella giunta dall’Irlanda, Isola di Smeraldo?

Buon proseguimento di giornata

Marco

Marco Giranzani, giovane disabile per nascita, Cristiano grazie ai suoi bravi genitori, curioso e studioso di natura omosessuale, dacché ha memoria è sempre alla scoperta di Dio e del Suo Amore che oltrepassa ogni confine.