Blog / Luciano Sesta | 11 Agosto 2018

Le Lettere di Luciano Sesta – L’Argentina dice “no” all’aborto libero

Chiunque abbia visto come si pratica un aborto, anche oltre il primo trimestre di gravidanza, capisce immediatamente che si tratta di una cosa terribile, che si può tollerare, a malincuore, solo per salvare la vita della madre. In Argentina, per fortuna, la pensano ancora così. La legge, infatti, autorizza l’aborto solo quando la gravidanza è frutto di uno stupro o in caso di pericolo per la vita della madre, ed è stato appena bocciato un progetto di legge che, invece, avrebbe reso l’aborto libero e gratuito in tutti gli altri casi, su richiesta della gestante.

Molti si sono scandalizzati. E ne capisco i motivi: le donne, se non lo desiderano, non possono essere costrette a proseguire la gravidanza, e non le si può abbandonare in situazioni economico-sociali spesso drammatiche. Aiutare le donne, in questi casi, significa però rimuovere le circostanze che rendono per loro difficile, se non impossibile, far nascere il loro bambino, non sopprimerlo. Chi in questi giorni protesta contro la decisione del Senato argentino, non sembra comprendere che, se il progetto di legge fosse passato, avremmo avuto cittadine argentine di seria A, che sono libere di abortire o meno, e cittadine argentine di serie B, che hanno solo la libertà di abortire ma non quella di far nascere i loro figli.

La legalizzazione dell’aborto, insomma, è un’arma di distrazione di massa: sotto il paravento della libertà delle donne, infatti, ratifica le loro diseguaglianze economico-sociali, esonerando lo Stato dal dovere di rimuoverle. E, soprattutto, viola il diritto di ogni madre di essere messa in condizione di poter far nascere il proprio bambino, riconoscendo tale diritto solo alle donne benestanti. Non possiamo chiamare “libertà” di abortire quella che, quasi sempre, è solo la disperata “necessità” di farlo. Dicendo “no” all’aborto “libero”, l’Argentina lo ha capito, e ha così salvato le premesse di una maggiore giustizia sociale, smascherando le ipocrite inadempienze di uno Stato maschilista, che alle donne non dà sussidi, case e lavoro, ma che, in compenso, consente loro di sbarazzarsi, in forme igienicamente presentabili, del loro bambino.

 

Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica