Giovanni Zaccaria – La Messa spiegata ai ragazzi (e non solo a loro)
Non lo si racconta spesso ma Papa Francesco ha impegnato per la prima volta in modo solenne ed esplicito la sua autorità come Pontefice proprio a proposito della Messa.
È stato quasi esattamente un anno fa parlando ai partecipanti alla settimana liturgica nazionale. Lì ha affermato “… dopo questo magistero, dopo questo lungo cammino possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile…”. Si riferiva per esempio al fatto che al centro dell’azione liturgica ci sia l’altare; al fatto che la liturgia sia popolare e non clericale; che la liturgia è inclusiva e non esclusiva. “L’Eucaristia – ha detto – non è un sacramento “per me”, è il sacramento di molti che formano un solo corpo, il santo popolo fedele di Dio».”
Ho voluto citare queste parole perché mi sono tornate in mente leggendo “La Messa spiegata ai ragazzi e non solo a loro”. Di fronte a Messe sempre più deserte o con prevalente presenza di anziani, di fronte ad una fede che a volte fatica a testimoniare le ragioni della propria gioia, questo piccolo manuale di don Giovanni Zaccaria è un dono meraviglioso che spiega la centralità della Messa come memoriale della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo: una Messa non celebrata in solitaria ma come comunità e famiglia cristiana che si abbraccia e abbraccia tutti i tempi ed ogni spazio. Don Giovanni, che è un liturgista, parla della Messa partendo dalla sua esperienza di pastore, dalle domande che lungo gli anni del suo sacerdozio, gli sono stati rivolte ai ragazzi. Risponde, cioè, con sapienza da teologo, alle domande non dei teologi, ma della gente qualsiasi, in particolare a quelle dei giovani. Ne risulta un distillato di entusiasmo e di fede che riesce a chiarire il perché la Messa non sia una noia ma l’appuntamento più importante per ogni essere umano.
C’è anche una ragione più profonda per cui vale la pena far leggere ai ragazzi questo libro. E non solo ai credenti ma a tutti: perché insegna a comprendere che le cose belle spesso sono il frutto di una conquista. Che la percezione di una noia e di una fatica iniziale si possono trasformare in una scoperta entusiasmante che può segnare in positivo e profondamente il proprio destino orientando verso la scoperta di chi si è, di chi si vorrebbe e dovrebbe divenire. Perché se è vero che la Messa è un momento di impegno, è anche vero che abituarsi ad un momento di pausa, di riflessione, di ascolto insegna a rivalutare una passività feconda che in realtà è umiltà e verità, è essenziale. Non solo per i giovani. Ma in generale per tutti.
Unico piccolo dispiacere, il non trovare la spiegazione del senso del segno della pace. Gesto facolativo che in pratica viene sempre vissuto nelle nostre celebarazioni, non deve però essere confuso con un qualsiasi modo di dirsi “vogliamoci bene”. Esplicitato prima della presentazione dei doni all’altare nella liturgia ambrosiana, significa quel desiderio di riconciliazione fraterna indispensabile prima di ricevere Cristo (Cfr Mt 25, 21-37); vissuto prima della ricezione dell’Eucarestia nella liturgia romana significa che l’unica pace possibile che possono ricevere i cristiani è quella che possono ricevere dal Risorto che dice alla sera della Pasqua ai discepoli “pace a voi” (Gv 20, 19).
Ma ci sarà modo di porre rimedio.
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