Articoli / Blog | 29 Giugno 2018

MIO Anno III n. 26/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Non bisogna generalizzare

Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù


Caro don Mauro, 
sono un elettore sbalordito. Non capisco perché le parole di Salvini che ha proposto un censimento dei rom abbiano destato tanto clamore.  Non è giusto fare un po’ di ordine?  Non è bene controllare questi soggetti che, bando al buonismo, si macchiano spesso di furti, rapimenti, reati? Noi italiani ci sottoponiamo ai censimenti regolarmente. Loro perché no? 
 
Caro Valerio, 
la proposta di Salvini suscita in me parecchi dubbi. Molti giornali ed esperti sottolineano come i censimenti cui tutti ci sottoponiamo siano del tutto anonimi e non abbiano – né possano avere – alcuna connotazione razziale, linguistica, come sarebbe, invece, quello di cui parliamo. I censimenti sono strumenti di ordine statistico e hanno senso se si pensa ad aggregazioni generali. Qui invece si propone proprio di “contare” i rom in quanto tali. Chi sa un po’ di storia non può non pensare ai censimenti subiti dagli ebrei che servirono poi ai nazisti per i successivi rastrellamenti.  Il pericolo di una deriva ghettizzante mi pare  forte e infatti mi sembra che lo stesso premier Conte abbia voluto ridimensionare le dichiarazioni di Salvini. Al di là degli aspetti giuridici che non mi competono, a livello morale abbiamo il compito di non generalizzare e di accogliere in modo dignitoso chi ne ha bisogno. Per quanto riguarda i reati, quelli dei rom devono essere perseguiti come quelli degli italiani con le normali iniziative della magistratura. La sicurezza è una priorità ma non può scavalcare i diritti umani che sono ancora più importanti sia per chi crede che per chi non crede.