Blog / Renato Pierri | 26 Giugno 2018

Le Lettere di Renato Pierri – Nessuno chiama orfani i figli delle coppie omosessuali

“Omogenitorialità e diritti di ogni figlio. Nascere orfani?”. E’ il titolo di un articolo di Mariolina Ceriotti Migliarese, apparso su Avvenire del 25 giugno. Speriamo che non cada sotto gli occhi dei figli delle coppie omosessuali, giacché non credo gli farà piacere essere chiamati orfani. La definizione del termine sul Garzanti è: “Si dice di bambino o ragazzo che ha perduto uno o entrambi i genitori: essere, rimanere orfano; orfano di padre, di madre; orfano di guerra, i cui genitori sono morti in guerra o per cause di guerra dim. orfanello”. Poveri sventurati orfanelli i figli delle coppie omosessuali! Sul Treccani: “Che, o chi, ha perduto i genitori o uno solo di essi (detto per lo più soltanto di minorenni).

Dopo l’articolo della Ceriotti Migliarese, i dizionari, dovranno aggiungere: “I figli delle coppie omosessuali, nati grazie alla fecondazione eterologa o alla gestazione per altri”. Nessuno chiama orfani questi bambini. Mariolina Ceriotti Migliarese si sente in diritto di farlo. E’ amante di questo termine e lo ripete più volte: “Nessun bambino può esser ‘figlio’ di due donne o di due uomini; il bambino di una coppia omogenitoriale può certamente essere frutto della scelta di due adulti che lo chiamano al mondo perché vogliono amarlo: ma sono adulti che, senza volerlo, lo fanno nascere orfano di un genitore e privo della possibilità almeno simbolica della sua esistenza”.

Sì, sì, ma dove sono le statistiche serie, autorevoli, che provano con certezza che la percentuale di bambini infelici su mille bambini, ad esempio, di coppie omosessuali, sia maggiore della percentuale di bambini infelici, su mille bambini di coppie con genitori di sesso diverso?

Più avanti l’autrice scrive: “Davanti a questioni di questo tipo, la nostra risposta appare confusa e spesso timorosa perché si è diffusa in modo drammatico la convinzione che tra i diritti di un adulto ci sia anche quello di avere bambini; questo modo di pensare non riguarda solo le coppie omosessuali, ma anche molte coppie eterosessuali, creando un clima propizio per il diffondersi del fenomeno. Ma i bambini, come ogni persona, possono solo essere soggetto di diritti e non certamente oggetto: dobbiamo tornare a vederli come un dono della vita, un regalo spesso immeritato, che non può essere preteso, ma solo accolto con riconoscenza e rispetto”.

 Perché prima di parlare di diritto non si parla di bisogno? Bisogno di procreare. Massimo Ammaniti sul Corriere delle Sera (18 marzo 2016) scriveva:

“Entrando ora in merito al tema più controverso della filiazione nelle coppie omosessuali, ugualmente nei gay si attiva il sistema motivazionale di caregiving genitoriale, che si è sedimentato nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza nel rapporto coi genitori. Pertanto il desiderio di un figlio rappresenta un bisogno insopprimibile, che addirittura ha spinto in passato i gay a costruire relazioni di coppia tradizionale per soddisfare questo desiderio. In altri termini la maturazione della personalità implica la realizzazione di sé come genitore, indipendentemente dalla propria identità di genere. Questo è stato confermato dalla ricercatrice israeliana Ruth Feldman che ha messo in luce, oltre alle capacità di caregiving dei genitori gay, anche l’attivazione nel loro cervello della corteccia orbito-frontale che interviene nei comportamenti di cura dei figli.  Se il desiderio delle coppie omosessuali è così radicato nella storia umana si traduce inevitabilmente nel diritto a diventare genitore e che si intreccia col diritto del bambino ad essere allevato e curato da genitori sensibili e protettivi. D’altra parte è impossibile scindere il diritto del bambino da quello dei genitori, come concluse lo psicoanalista inglese John Bowlby nel 1950, in una monografia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle cure parentali, «se vuoi aiutare i bambini devi in primo luogo aiutare i genitori»”.

Speriamo che i lettori di Ceriotti Migliarese leggano pure Massimo Ammaniti.

Renato Pierri