
Le Lettere di Gavina Masala – Due uomini, due leader, un destino: il marketing al summit di Singapore
Più che un meeting sembra il lancio dell’ultimo film di fantascienza, l’incontro storico fra Donald Trump, il tycoon che mai avremmo immaginato di vedere nella parte di pacificatore mondiale e Kim Jong-un, ancora meno prevedibile nella parte. Il summit sarebbe stato impensabile solo pochi mesi fa e, dato che Pyongyang è fra i maggiori violatori di diritti umani al mondo, ben venga il cambio di rotta. Il documento siglato non è stato reso noto nel dettaglio; tuttavia le relazioni bilaterali tra i due Paesi sono migliorate e andranno migliorando nei prossimi tempi. Allo stesso tempo, la Corea del sud non rischia più di essere annientata dai missili e la Cina teme in misura minore una riunificazione della penisola sotto l’egida statunitense, a meno di uno tsunami politico.
Tutto bene allora? Beh, in gran parte sì e si sa: “con i se e con i ma non si fa la storia”. Tuttavia, vorrei porre l’attenzione sull’evento mediatico, tale è stato l’incontro singaporense, per intravedere cosa può celarsi dietro l’accordo. O almeno quale sia la sua vera natura.
Trump ha mostrato all’ormai amico nordcoreano un video intitolato “due uomini, due leader, un destino” prima della firma della lettera. Si tratta di un vero trailer hollywoodiano dai toni epici e trionfalistici. Alcune frasi: “Sette miliardi di persone al mondo, ma solo pochi prendono decisioni che cambiano il corso della storia (…); “La storia si evolve e in alcuni momenti quei pochi sono chiamati a fare la differenza”; “La storia la conosciamo, ci interessa il futuro”; e poi, attenzione: “Possiamo scegliere di tornare indietro o di andare avanti, condividendo un futuro di prosperità e abbondanza in cui la luce del sole brillerà chiara”. Il `magnate vuole fare la storia, il che è più che normale trattandosi del Presidente della maggiore potenza mondiale. Peraltro, prendendo i due proverbiali piccioni, ottiene anche il risultato di proteggere l’America da possibili attacchi di Pyongyang, inaugurando quella che i media americani hanno battezzato una diplomazia non convenzionale.
In realtà una completa denuclearizzazione della Corea del nord sembra difficile; temo che la prospettiva più probabile sia la non-proliferazione, con relativo mantenimento della posizione di potenza nucleare de facto. Insomma, il termine “denuclearizzazione” verrà interpretato in maniera soggettiva da ciascuno dei due paesi ma è già molto, sia chiaro. Kim cosa chiederà in cambio? L’uomo definito da Trump, non a caso, “hard negociator” cercherà di ottenere quanti più vantaggi economici possibili: ovvero un alleviamento delle sanzioni e soprattutto nuovi investimenti americani. Secondo alcune fonti, pare che sarà proprio una Trump Tower il simbolo dell’accordo fra le due potenze nucleari, mentre il primo McDonald’s ha già aperto a Pyongyang. Insomma, la denuclearizzazione della penisola, alquanto improbabile come detto, frutterà a Kim ulteriore popolarità e ad ambedue qualche ritorno economico.
Ecco che il mondo di prosperità di cui parla il video mostrato da Trump al nordcoreano suona come un patto d’acciaio: io ti chiedo di rinunciare a qualcosa, in cambio tu ottieni un ritorno di immagine ed economico, by the way: insieme a me! Qualcosa di male? Non necessariamente: la Corea del nord è un Paese in una situazione difficile. Denutrizione, povertà e scarsa istruzione rendono il popolo molto debole. Le sanzioni economiche hanno fatto il resto, insieme all’isolamento.
Se questo futuro di cui recita il trailer mostrato dall’Americano sarà così roseo per la gente, resta da vedere. Certamente il rischio del conflitto nucleare rimane ormai ai margini e questo è il risultato di una realpolitik spinta alle estreme conseguenze. Speriamo solo che la promessa di ricchezza non si traduca in uno sfruttamento ed indottrinamento culturale nei rispetti della popolazione locale, che certamente merita di potersi ricostruire su basi più solide che non un’operazione di marketing. Tuttavia, meglio un passo avanti anche mal fatto che nulla, a patto di sapere che questo summit è anche un lancio di un progetto economico, non solo di ideali di pace.
Giovane mamma e moglie, scrivo per capire. Ho una formazione internazionale, da settembre 2015 ho intrapreso un secondo corso di studi in filosofia, presso un ateneo pontificio. Parlo tre lingue, mi interesso soprattutto di relazioni internazionali e di religioni: cerco di vedere come la prospettiva cristiano – cattolica possa aiutare a convivere pacificamente. Ha un suo blog personale