Le Lettere di Alessandra Bialetti – Risposta a Costanza Miriano: nel cattolicesimo non c’è “diritto all’odio”
Alessandra Bialetti risponde al post di Costanza Miriano pubblicato su Facebook l’8 giugno
Credo che una delle tantissime cose che viene tolta a quei poveri bambini che crescono con due uomini o due donne sia il diritto di odiare i genitori (più precisamente quelli che credono tali), il diritto di essere arrabbiati con loro. Gli viene detto in così tanti modi – per esempio con i sindaci che posano sorridenti con la fascia tricolore – che la loro è una storia bellissima e fortunatissima, che poi, quando soffriranno come dei cani, dovranno per forza convincersi che è per colpa del mondo crudele. Chiunque conosce un minimo il cuore dei bambini sa che tenteranno in tutti i modi di giustificare i grandi che chiamano genitori. Tutti i bambini, anche quelli abusati, lo fanno.
Se proprio dovete fare queste schifezze, sindaci, fatele lontano dalla luce dei riflettori, e senza pubblicare le foto di quei poveri bambini. lasciateli almeno liberi di elaborare il loro lutto.
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Gentile Sig.ra Miriano,
sotto il bollino qualità della perfetta famiglia eterosessuale sono millenni che si consumano atrocità innominabili nella più cieca e sorda omertà di tutto un sistema che non dà voce. Gesti in cui l’amore non esiste nemmeno come parola. La capacità di amare, custodire, proteggere e promuovere la vita non è correlata al genere (e non gender) ma alla qualità della relazione che si riesce a costruire. Anche in assenza di un genitore o in presenza di due dello stesso sesso. Qualità fatta di ore passate accanto al figlio, alle sue difficoltà, alle sue confusioni, alle sue cadute come anche alle sue gioie e vittorie. Qualità che si fa presenza, sostegno, accompagnamento. Tutte cose non dettate o garantite da un orientamento o un altro. O le hai o non le hai. O riesci a viverle o hai difficoltà. O le garantisci con la tua correttezza e responsabilità di persona che si prende cura di un’altra o non le garantisci rendendo la vita del piccolo un inferno. Sicuramente crescendo di questo potrebbero essere “arrabbiati” o sereni tanti figli di coppie eterosessuali o omosessuali che siano. Di questo amore vissuto a costo anche di sacrifici, lacrime e fatica ci renderanno conto nella nostra scelta di essere genitori, di averli cercati e desiderati come figli. E di averli ricevuti in dono. La povertà è altra. E’ essere soli e vivere l’abbandono. Piuttosto potremmo chiederci cosa fare per alleviare tutto questo e gettare le basi di una vita dignitosa e degna di tale nome per tutti. Come rispondere al bisogno di amore che rimane inascoltato.
È miopia strumentale voler negare una realtà di cura e protezione come è atroce parlare di elaborazione di un lutto per chi vive comunque amore e dedizione.
Il cattolicesimo, fervente o meno che sia, non può incitare mai al “diritto di odiare i genitori” ma dovrebbe nutrirsi di parole che avvicinano piuttosto che giudicare. Forse per parlare bisogna anche fare esperienza di diversità. Mi chiedo cosa accadrebbe se la Sig.ra Miriano vivesse la “disgrazia” di avere un figlio omosessuale e quanto potrebbe soffrire lui davanti alle sue parole. Ma poi mi rispondo, con tristezza, che a lei non capiterebbe mai perché tutto nasce sotto il bollino qualità che altri purtroppo non hanno. E dico con tristezza perché considero un dono potermi confrontare con chi vive questa realtà, con tanti genitori, con tante storie. E ho solo da imparare.
Grazie e buon lavoro
Vivo e lavoro a Roma dove sono nata nel 1963. Laureata in Pedagogia sociale e consulente familiare, mi dedico al sostegno e alla formazione alla relazione di aiuto di educatori, insegnanti, animatori. Svolgo attività di consulenza a singoli, coppie, famiglie e particolarmente a persone omosessuali e loro genitori e familiari offrendo il mio servizio presso diverse associazioni (Nuova Proposta, Rete Genitori Rainbow, Agedo). Credo fortemente nelle relazioni interpersonali, nell’ascolto attivo e profondo dell’essere umano animata dalla certezza che in ognuno vi siano tutte le risorse per arrivare alla propria realizzazione e che l’accoglienza della persona e del suo percorso di vita, sia la strada per costruire relazioni significative, inclusive e non giudicanti.