Blog / Marco Giranzani | 11 Giugno 2018

Cronache dalla Frontiera – L’Idolatria all’epoca di San Paolo

“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.”

Gesù Cristo afferma queste parole nel Vangelo di Matteo al Capitolo 5, 17-19 e in seguito approfondisce il discorso raggiungendo il vertice in questo passaggio:

“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.” (Mt 5, 43-45)

Un poco prima passa a commentare il Sesto Comandamento affermando in Mt 5, 27-28:

“Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.”

Dunque Gesù non collega assolutamente questo Comandamento agli Atti Impuri e infatti questo è il suo insegnamento sul Puro e sull’Impuro in Mt 15, 1-4; 10-12; 15-20:

“In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!». Ed egli rispose loro: «Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?“

Poi riunita la folla disse: «Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!».

Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: «Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?».

Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». Ed egli rispose: «Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo».

Ecco che non sono gli Atti presi di per sé a essere necessariamente impuri o malvagi bensì le Intenzioni del Cuore che portano a farci compiere i nostri Atti: le norme alimentari e sessuali condannano semplici alimenti e, a parte quelle azioni oggettivamente nefaste come l’Incesto, azioni sessuali di per sé né buone né cattive; ma Dio li condanna in quanto volti all’Idolatria, come affermato nel Levitico.

Questa premessa ci porta da San Paolo, che assieme all’episodio di Sodoma e Gomorra e al Levitico, è considerato il fustigatore dell’Omosessualità per eccellenza avendo egli scritto nella Lettera ai Romani nel Capitolo 1,26-27:

“Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.”

E questo afferma nella Prima Lettera ai Corinti al Capitolo 6,9-10:

O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.”

Ma questo non chiude la questione in modo definitivo?

Assolutamente no, infatti dovremmo chiederci che fenomeni avevano in comune l’Antica Grecia e l’Antica Roma: tra le tante vi erano l’esercizio di atti omosessuali e il paganesimo.

Riguardo il primo punto occorre ricordare che nell’un’antichità non esisteva il nostro concetto di Omosessualità, termine peraltro coniato alla fine del XIX secolo d.C.: sia in Grecia che per i Romani la sessualità per essere lecita doveva manifestarsi nell’ottica del dominio del Maschio Adulto Libero sulle categorie di persone considerate inferiori e quindi le Donne, gli Adolescenti e gli Schiavi; dunque un fenomeno totalmente diverso dal nostro.

Mentre il secondo implica l’Idolatria: ecco le chiavi di lettura per comprendere l’insegnamento di San Paolo.

Cominciamo dalla Lettera ai Romani dove solitamente coloro che condannano l’Omosessualità citano sempre e soltanto quei versetti che ho citato in precedenza; questo tuttavia non è l’inizio del paragrafo contenente quei versetti, infatti nel Capitolo 1,18-25 San Paolo scrive quanto segue:

In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.”

Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.”

Cui seguono appunto i famosi versetti 26 e 27:

Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.”

Come si vede la causa dei rapporti cosiddetti contro natura è l’Idolatria: poiché all’epoca non si sapeva che l’Omosessualità è un Orientamento Sessuale del tutto naturale è ovvio che per gli antichi gli atti omosessuali fossero contro natura; e se applicassimo questo ragionamento ai nostri giorni ad esempio una persona omosessuale andrebbe contro la sua propria natura fingendosi eterosessuale.

Veniamo ora alla Prima Lettera ai Corinzi in cui compaiono i termini sodomiti ed effemminati, parole che chiuderebbero brutalmente la questione sennonché l’originale in lingua greca dischiude un altro significato: il versetto in italiano è “né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti” in greco invece è

οὔτε πόρνοι οὔτε εἰδωλολάτραι οὔτε μοιχοὶ οὔτε μαλακοὶ οὔτε ἀρσενοκοῖται”

che traslitterato è:

“oute pornoi oute eidololatrai oute moichoi oute malakoi oute arsenokoitai”.

La seconda e la terza parola sono state tradotte giustamente come idolatri e adulteri: pornoi tuttavia non significa semplicemente immorali ma “prostitute” e, poiché Gesù Cristo ha detto che le prostitute in quanto persone oppresse ci precederanno nel regno dei cieli, non può che riferirsi a coloro che sfruttano le prostitute, in una parola fornicatori in quanto fornix nella lingua latina indica il bordello.

Malakoi può significare effemminati, ma come significati primari ha uomo codardo, libertino o licenzioso, persone mansuete: riguardo l’effemminatezza esistono persone che hanno atteggiamenti e modi di parlare femminei, e questo fenomeno è indipendente dall’Orientamento Sessuale e sarebbe assurdo che Dio condanni queste persone che non fanno nulla di male nell’essere effemminati.

Poiché San Paolo scrive categorie di peccato questo termine è traducibile come libertini e al massimo accidiosi il che è giustificato dal fatto che l’Accidia è uno sette Vizi Capitali.

Arsenokoitai è un termine greco che compare esclusivamente nel Nuovo Testamento ed è stato tradotto come “uomini che si relazionano sessualmente con altri uomini”: tuttavia essendo un termine inesistente nella letteratura greca antica questo significa che sia un termine coniato da San Paolo usando i termini arsen, aggettivo utilizzato da Omero, Euripide, Sofocle e Aristofane che significa mascolino, e koitai che deriva da koiti che significa letto.

Dunque il termine significherebbe “letti mascolini” che non ha senso: il fatto è che è una parola composta non può essere tradotta in base al significato delle singole parole, perché ad esempio la parola inglese butterfly significherebbe “burro mosca” invece di farfalla; per risolvere l’arcano ci viene in aiuto proprio il Libro del Levitico secondo la traduzione in greco della Bibbia cosiddetta dei LXX.

Il versetto 22 del Capitolo 19 (Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna) nella Bibbia dei Settanta è scritto in questo modo:

καὶ μετὰ ἄρσενος οὐ κοιμηθήσῃ κοίτην γυναικός “ traslitterato come “kai meta arsenos ou koimethese koiten gunaikos”.

Ancora più esplicito è il versetto 13 del Capitolo 20 (“Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna,“) scritto:

“καὶ ὃς ἂν κοιμηθῇ μετὰ ἄρσενος κοίτην γυναικός” traslitterato come “kai hos an koimethe meta arsenos koiten gunaikos”.

San Paolo è ebreo di Tarso in Anatolia e cittadino romano che conosce il greco che era lingua universale dell’epoca e dunque doveva conoscere la Bibbia dei Settanta: è verosimile che egli coniò il termine arsenokoitai unendo assieme arsenos e koiten desunti dai due versetti sopraccitati: e, come abbiamo visto nella precedente lettera, non può che significare “uomini dediti alla prostituzione sacra”.

Questa spiegazione non è sufficiente per comprendere il messaggio di San Paolo relativamente agli arsenokoitai: nel Levitico è condannata la prostituzione sacra come mezzo per i riti idolatrici della fertilità e infatti questi riti erano parte delle religioni degli Egizi e dei Cananei; come possiamo dirci sicuri che l’Apostolo condanni le medesime pratiche idolatriche?

Questo è deducibile da 2 punti legati alla stessa Prima Lettera ai Corinzi: il primo è il riferimento agli idolotiti, argomenti discussi nei Capitoli dal 9 all’11, cioè la carne degli animali immolati alle divinità pagane, il che si ricollega alle norme alimentari del Levitico che vieta di nutrirsi degli animali impuri in quanto sacrificati agli dèi oppure in quanto loro rappresentazione.

Infatti non dobbiamo dimenticare che le divinità egizie sono rappresentate da animali, come ad esempio l’ibis, animale proibito dal Levitico poiché simbolo del dio Thot.

Riguardo il versetto dei Corinzi che condannerebbe l’Omosessualità, c’è da sottolineare che i termini idolatria, prostituzione sacra, adulterio, apostasia e infedeltà, nella lingua ebraica biblica sono fra loro sinonimi, il che mostra come l’idolatria rappresenti quell’atto dell’Essere Umano che tradisce l’Amore che Dio ha per ognuno di noi suoi Figli.

Sempre nell’ebraico biblico il termine prostituzione sacra significa anche “sacerdote/essa di Astarte”: questa è la dea della fertilità, fecondità e della guerra dei Fenici e dei Cananei: essa corrisponde alle dee egizie Iside, legata anche alla magia e agli incantesimi anch’essi condannati nella Bibbia, Hathor, dea dell’amore, fecondità etc. e Sekhmet, dea della guerra; infine Astarte per i Greci corrisponde ad Afrodite.

Qui si ritorna al secondo punto legato alla Prima Lettera ai Corinzi: nella città di Corinto a quel tempo esisteva il più importante tempio dedicato proprio ad Afrodite e lì si esercitava la prostituzione sacra femminile e maschile.

San Paolo è l’Apostolo delle Genti e vive in se stesso la Frontiera, a partire dalla unione tra il suo essere Ebreo e cittadino di Roma; egli varca la Frontiera convertendosi da Fariseo persecutore a Cristiano e Apostolo, e infine varca le Frontiere delle terre di Israele, delle città e province romane: il suo ministero consiste nel testimoniare l’unico Dio il cui Figlio si è Incarnato in Gesù Cristo, che abbatte definitivamente la Frontiera tra Dio e ogni Essere Umano, e, Risorto dalla morte di Croce, ha riaperto la Frontiera tra il Mondo e il Paradiso, che fu chiusa per il Peccato Originale.

Questo ministero è rivolto ai Popoli Pagani dediti dunque all’Idolatria che si manifestava attraverso il nutrirsi degli idolotiti e i culti della fertilità svolgendo rapporti sessuali con prostitute e prostituti sacri: poiché un maschio adulto nell’antichità poteva fare sesso attivo indifferentemente sia con uomini che con donne, ecco che San Paolo non condanna assolutamente l’Omosessualità.

Come si è visto San Paolo agisce seguendo fedelmente l’insegnamento di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo: come la Santissima Trinità non ha mai condannato l’Omosessualità, così nemmeno San Paolo l’ha mai condannata.

Marco Giranzani, giovane disabile per nascita, Cristiano grazie ai suoi bravi genitori, curioso e studioso di natura omosessuale, dacché ha memoria è sempre alla scoperta di Dio e del Suo Amore che oltrepassa ogni confine.