Agi – Ma allora perché Salvini e Di Maio non si sono parlati per 5 anni?
Una delle “frasi guida” che hanno permesso al Paese di avere un governo è stata quella di Salvini, felicemente sorpreso di aver conosciuto Di Maio dopo aver lavorato con lui un paio di settimane al “contratto”. Ecco come si esprimeva in un suo Tweet del 27 marzo 2018: “Conoscevo poco Di Maio e i 5 Stelle. Devo dire che in questi giorni ho trovato persone ragionevoli, costruttive e propositive. Logico che ci siano schermaglie, ma attorno ad un tavolo credo sia possibile ragionare.” Di Maio è in parlamento dal 2013 e lì ha trovato Salvini, che ci stava dal 2008. La buona notizia, quindi, è che Salvini e Di Maio, all’alba di marzo 2018, abbiano parlato; la cattiva notizia è che per cinque anni non l’abbiano fatto.
In Parlamento ci si va per parlare, altrimenti che ci si va a fare? Purtroppo in Italia siamo spesso abituati al peggio, per cui rischiamo di rimanere abbagliati da una frase come “attorno ad un tavolo credo sia possibile ragionare” che, in una democrazia parlamentare, raccontando una banalità assoluta, dovrebbe far ridere o far arrabbiare. Mi torna in mente Massimo Catalano, uno dei protagonisti del mitico programma di Renzo Arbore, “Quelli della notte”. Catalano aveva la caratteristica di formulare aforismi affermando assolute ovvietà, come: «Meglio essere ricchi e in salute che poveri e malati» oppure «Meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida».
Ho naturalmente il più grande rispetto del nostro Ministro dell’Interno – che non avrà mai visto “Quelli della Notte”, perché andava in onda alle 23.15 e lui, nel 1985, aveva 13 anni – ma ho meno rispetto (o meglio, sento decisa preoccupazione) verso tutti quelli che non hanno drizzato le orecchie e non si sono allarmati. Una frase come quella di Salvini getta una luce spaventosa su come si siano logorati i meccanismi che dovrebbero essere alla base della nostra democrazia parlamentare. Noi, in linea di principio, dovremmo pagare delle persone perché esse siano messe nelle migliori condizioni per poter parlare. Insomma, l’azione di mettersi attorno a un tavolo e ragionare del bene del Paese dovrebbe essere il loro pane quotidiano. Per questo sono pagati, per questo hanno privilegi che io, a condizione che parlino, sono disponibile a non considerare “esagerati”. Perché so che rappresentare un problema, dibatterne, trovare delle risposte e arrivare a decisione politiche, è un lavoro lungo e difficile. Ma, dopo la frase di Salvini, non solo dubito che tutto questo accada, ma dubito che noi, come paese, non abbiamo perso la sensibilità a tutto ciò. Catalano ci faceva ridere, Salvini che ci dice che dei parlamentari hanno parlato. Non ci fa né ridere né indignare: anzi, ci sembra una bella notizia, una notizia degna di rilievo. Vuol dire che i problemi che dobbiamo affrontare sono davvero di enormi proporzioni.
Tratto da Agi