Visto/ Fede da marciapiede – La croce non è un accessorio di moda
Questa settimana comincia la mia collaborazione con Visto. Roberto Alessi, direttore di Visto e di Novella 2000, mi ha proposto una rubrica settimanale dal titolo “Fede da marciapiede”. Ecco il primo appuntamento
Metti insieme diavolo ed acqua santa e ti guarderanno tutti. La regola si conferma infallibile al Met Gala di New York dove Anna Wintour, la direttrice di Vogue, stabilisce che il tema sia la “catholic imagination”, cioè la moda nell’immaginario cattolico. E così dive e divette arrivano vestite di tiare e croci. Insomma, togli il sacro da ciò che è sacro e mettilo a velare (neanche poi tanto) la pelle nuda del profano. Sorrisi, grida, paragoni con l’Islam che avrebbe fatto una strage e invece la solita Chiesa remissiva porge l’altra guancia.
Ma, a ben vedere, chi viene offeso in questa sorta di notte degli Oscar non è Dio, ma la povera gente. Sarah Jessica Parker arriva con un abito tempestato di cuori “ex voto”, di quelli che trovi nelle chiese “per grazia ricevuta”. Gesù di certo non se la prende perché la protagonista di Sex and the City adorna le proprie grazie di croci, ma la presa in giro di una donna che ha ringraziato sant’Antonio per il marito che ha trovato lavoro o per il figlio guarito, non sono indifferenti al Dio cristiano. Il Signore, che vuole chiese senza ori e croci senza gioielli, non tollera lo scherzo sui dolori degli uomini. Perché ai miracoli dei santi puoi anche non crederci ma alle lacrime che diventano sorrisi, ai sospiri che diventano respiri di sollievo, ci devi credere per forza perché sono sui volti della stessa gente che ti guarda in TV. O forse che ti guardava, visto che adesso vede i capricci di una diva lontana mille miglia dalla vita.
Anna Wintour non può sapere che “l’immaginario cattolico” non esiste perché il cristianesimo non è mai immaginario. Se ti immagini Cristo, diventi Erode, cioè un assassino schiavo delle mode, del jet set, delle luci della ribalta. Anche il cristianesimo mette sotto la luce qualcosa ma è il vero corpo esangue di Cristo, che a volte è una donna che mormora i suoi dolori. E vesti e simboli devono richiamare quello e portare a quello. Se no è una triste carnevalata o un camuffamento demoniaco.
Tratto da Visto numero 22 del 23 maggio 2018