Articoli / Blog | 21 Maggio 2018

Agi – Il metodo (discutibile) con cui Francesco sceglie i cardinali

Il Papa annuncia la decisione di creare altri 14 cardinali ma, a leggere i giornali, la notizia principale parrebbe essere l’assenza, tra di essi, dell’arcivescovo di Milano Delpini. Sarebbe vero se fosse una sorpresa: e invece è solo l’ennesima conferma che per Bergoglio non esistono più “le sedi cardinalizie”, ovvero quelle città il cui vescovo diventava automaticamente cardinale.
L’azione di governo di Papa Francesco è stata precisa ed inesorabile fin dalla sera in cui, appena eletto, rifiutò di indossare la mozzetta di velluto rosso (tanto meno quella orlata di ermellino) che gli presentava il Maestro di Cerimonie. In questa linea, i cardinali che lui sceglie sono esclusivamente espressione della sintonia con lui medesimo: del suo modo di pensare e di vivere la Chiesa. Nel decidere la loro nomina il Papa opera assolutamente da solo. Non chiede nessun consiglio, non indica alla santa Sede nessuna istruttoria da portare avanti. Più ancora: gli stessi interessati non sanno di essere tra i candidati. Lo apprendono, come tutti, dalle labbra del pontefice che una certa domenica (l’ultima volta è stato ieri) lo annuncia al mondo dai microfoni dell’Angelus (o del Regina Coeli se si è nel tempo pasquale). Lo ha raccontato in più di un’occasione il cardinale Bassetti, attuale Presidente della Conferenza Episcopale italiana che, il 12 gennaio 2014, quando gli toccò, era “solo” il vescovo di Perugia. Si trovava in una parrocchia della città a conferire le cresime e alla fine della cerimonia una signora entrò in sagrestia facendogli i complimenti “perché diventa cardinale”. Bassetti s’inquietò duramente pensando a una fake news dei giornali che non perdevano occasione per sottolineare la sintonia che era nata spontanea tra lui e il pontefice. Quella della nomina a cardinale, però, gli sembrò davvero un’esagerazione eccessiva per cui rimproverò aspramente, davanti a tutti, la povera donna. Che, di tutta risposta, scoppiò in lacrime dicendo: “ma lo ha detto lui, il Papa, adesso, alla televisione…”: era avvenuta, appunto, una delle tante “prime volte” che caratterizzano questo pontificato.
Ogni decisione ha i suoi pro e i suoi contro: se Bergoglio sceglie i cardinali fidandosi solo della propria conoscenza diretta ed evitando di coinvolgere la Santa Sede nelle sue decisioni, rischia di incorrere in errori poiché nessuno può sapere tutto. In questo senso per esempio, i critici del Papa gli hanno rinfacciato per lo meno la tempistica, avvenuta nel giugno 2017, della nomina a cardinale di Jean Zerbo, vescovo del Mali e, pare, titolare di conti milionari sospetti in una banca elvetica. Fermo restando che chiunque è innocente fino a prova contraria, non era forse meglio soprassedere fino a che tutto fosse chiarito e ogni dubbio fosse fugato? Se si fosse fidato della diplomazia vaticana avrebbe risparmiato a sé e alla Chiesa tutta notevoli rischi: ecco la conclusione del ragionamento. Che a me sembra ineccepibile ma che evidentemente non convince Bergoglio. Che preferisce correre l’imponderabile rischio africano piuttosto di quello certo vaticano.

Tratto da Agi