Blog / Libri recensiti dal blog | 17 Maggio 2018

Antonio Murzio – Educati alla violenza

Il titolo (stridente) che accosta educazione a violenza, scuote da subito il lettore e lo immerge in storie dove l’amicizia, la scuola, i legami tra coetanei che dovrebbero costituire elementi positivi della crescita di un adolescente, diventano un incubo terribile da cui spesso non ci si risveglia più e da cui, comunque, nascono tragedie.

Il bullismo, il tema del libro di Murzio, è attualissimo. Non si tratta di semplici prese in giro tra coetanei, né di esplosioni di violenza isolate frutto di impulsività o di disagio socio culturale: sono atti perpetrati per lungo tempo con intenzionalità, che legano in modo insano e perverso vittima e bullo. La fattispecie del bullismo, poi, si fa ancora più fosca se pensiamo al fenomeno del cyberbullismo, ossia delle violenze perpetrare per via telematica sfruttando l’anonimato garantito dai social e da internet.

I protagonisti di queste storie che Antonio Murzio ci racconta con la partecipazione e al precisione del cronista sono Arturo, Aurora, Andrea, Giovanni, Anna e Beatrice. Sono vite e, da ciò, si comprende che prima di tutto il bullismo non si affronta con i manuali o i corsi di aggiornamento: certamente la preparazione teorica è importante, ma risulta vincente un atteggiamento di reale immersione nella vita dei nostri figli, dei nostri studenti, dove l’alleanza scuola-famiglia è indispensabile per accompagnare delicatissimo momento dell’adolescenza e pre-adolescenza.

Il nemico numero uno da abbattere è l’indifferenza, l’incapacità di cogliere i segnali. Sia a scuola che a casa: di più, c’è un buonismo educativo che tende a minimizzare la gravità degli atti di bullismo derubricandoli a “ragazzate”: i genitori fanno gli amici e la scuola deve promuovere, sempre e comunque. Invece gli studenti, oltre che valutati sul sapere e sul saper fare, dovrebbero essere educati e valutati sul saper essere, sulle competenze civiche e sociali, sulle capacità di relazionarsi con gli altri.

Murzio ha il merito di dare importanza alla figura del bullo: i bambini e ragazzi che si rendono protagonisti di atti di bullismo sono, infatti, soggetto deboli, fragili, sui quali è urgente intervenire con competenza e decisione. Altrimenti si assisterà, nel colpevole silenzio generale, all’aggravarsi di un fenomeno che spesso travalica i confini della scuola per contaminare il resto della società: si tratta delle sempre più numerose e temibili baby gang, oppure del fenomeno per cui molti giovani “ex-bulli” a scuola, vengono reclutati nelle organizzazioni malavitose andando ad ingrossare le percentuali dell’abbandono e della dispersione scolastici. Senza parlare poi di quei fenomeni di devianza che spesso si accompagnano al bullismo: la dipendenza dall’alcol, dalla droga, la ludopatia, o fattispecie psicopatologiche ancora più drammatiche.

L’autore riporta testimonianze e documenti che esaminano e sondano in profondità il fenomeno del bullismo  facendo emergere diverse criticità come l’età dei minori coinvolti che continua drammaticamente ad abbassarsi fino a coinvolgere, addirittura, bambini della scuola. Oppure si parla dell’allarmante incapacità di gestione parentale, per cui genitori sempre più passivi e disorientati si fanno sommergere da un fenomeno che troppo spesso viene valutato come “espressione fisiologica” e che spinge ad abdicare dai doveri di guida e di educazione che i genitori dovrebbero assumersi verso i propri figli, collaborando con la scuola alla quale andrebbe riconosciuta professionalità ed autorevolezza.

La riflessione che Murzio costringe a scoprire che il bullismo non nasce “in modo fisiologico”. È frutto di scelte economiche e politiche scellerate, dove gli estremi opposti dell’insicurezza economica e lavorativa e della ricchezza e dello spreco si incontrano, causando in figli diversi i medesimi problemi: solitudine, mancanza di guida, di dialogo, di sano rapporto genitore-figlio.  

Cavalcando l’adagio per cui “ciò che conta è la qualità del tempo speso insieme e non la quantità”, figli e genitori, coinvolti in spirali di attività frenetiche, passano sempre meno tempo assieme confinando i figli in compagnia preoccupanti.

L’ultima parte del libro è dedicata al rapporto tra bullismo e criminalità organizzata: emergono dati e storie veramente agghiaccianti. Ci accorgiamo di aver allevato, a volte, giovani e bambini senza infanzia, senza spensieratezza, senza il tempo giusto per essere quello che si è: bambini e ragazzi.

Un libro che sembra a tinte fosche ma che, per il fatto di informarci, dà speranza e sprona alla responsabilità di un intervento necessario.

Antonio Murzio, pugliese, classe 1960, è un giornalista laureato in Sociologia. Ha scritto per «Oggi», «Gente», «Visto», «Giallo», linkiesta.it. Ha lavorato in Calabria, Basilicata ed Emilia Romagna. Vive e lavora tra Lodi e Milano. 

 

Antonio Murzio
Educati alla violenza – Storie di bullismo e di baby gang
Imprimatur Editore (distribuzione Mondadori)
In libreria dal 22 maggio ’18
Pp. 176, Euro 15,00