Le Lettere di Gavina Masala – La politica internazionale di Donald Trump: efficace e pericoloso unilateralismo
“I have everything to do with the meeting”, con queste parole Trump risponde alla capziosa domanda di un giornalista che gli chiede cosa abbia a che fare lui col summit inter-coreano. “The Donald” ascrive a sè tutti i meriti durante un comizio tenuto nel Michigan, all’indomani della firma della Dichiarazione di Panmunjom. La folla applaude, qualcuno propone addirittura l’imprenditore presidente come premio Nobel per la pace e lui non perde occasione per fare sfoggio di forza: “Presto vi sarà un incontro con la Corea del nord, vedrò come andrà, se non mi piacerà mi alzerò e me ne andrò, […] stiamo facendo un grosso favore al mondo”; “faremo bene (we’ll do fine, I know)”, e via dicendo. Questo lo stile delle dichiarazioni: poca diplomazia e molto unilateralismo. Eppure ha funzionato, non lo avrei mai pensato ma è così, come conferma il discorso pacato ed ottimistico tenuto pochi giorni fa da Kim Jong- un. Vediamo cosa sta succedendo.
Nel settembre 2017 siamo stati sul punto di una guerra nucleare, nel momento in cui gli USA hanno minacciato senza mezzi termini di distruggere la Corea del nord, ovvero venticinque milioni di persone, bombardando i siti atomici del Paese. Tale durezza è stata ribadita dalla scelta di silurare due esperti di politica nordcoreana proposti come ambasciatori USA in Corea del sud; il posto è ad oggi vacante, sebbene sia stato proposto il nome dell’Ammiraglio Harris. La Casa Bianca non commenta, a ribadire la delicatezza del compito che la figura andrà a svolgere.
Da un punto di vista commerciale, gravosi dazi sono stati imposti da Consiglio di Sicurezza ed USA alla Corea del nord. Altrettanto dicasi per la Cina (da poco una seconda tranche che ha allungato la lista di merci sovra-tassate a più di 1.300 prodotti tecnologici con un valore totale di 50 miliardi di dollari). Ciò per certi versi ha accelerato il processo di distensione tra nord e sud Corea, al punto che i rispettivi leaders si sono detti pronti ad una possibile pace entro l’anno. Probabilmente la tempistica sarà più lunga, ma è un dato di fatto che il percorso è iniziato il 27 aprile scorso e che potrebbe essere destinato a progredire bene.
Sotto il profilo diplomatico, il fermento cresce: il ministro degli Esteri cinese, Wang Li, si recherà a breve a Pyongyang. Gli Stati Uniti si dichiarano ottimisti e cresce l’attesa per il summit fra Kim e Trump – il quale afferma che le cose “stanno andando molto bene”. Si affaccia anche la possibilità, grazie alla mediazione di Moon, di un incontro fra Corea del nord e Giappone.
Tuttavia, gli esiti sono a mio avviso ancora incerti, l’ombra di una guerra commerciale fa da contraltare ai bei momenti vissuti in questi ultimi mesi. L’eccesso di confidenza del Tycoon potrebbe costare caro alla pace internazionale. Non è da sottovalutare, tra gli altri, il conflitto in atto tra USA e UE. Macron, May e Merkel hanno fatto sapere che reagiranno se la UE verrà inclusa nelle nuove tariffe sulle importazioni di alluminio ed acciaio. La risposta di Trump è stata: “L’Europa è nata per approfittarsi degli USA”.
Oggi gli USA hanno deciso di mantenere per un mese l’esenzione dai dazi per i paesi europei, scelta commentata negativamente da Bruxelles: si sperava infatti in qualcosa di più, data la storica alleanza fra le due aree. Se l’Europa non verrà esonerata in maniera permanente da tali barriere commerciali non sarà una buona notizia per il commercio internazionale, e anche i sogni di pace assumeranno tinte più sfumate.
Gli Stati Uniti hanno inventato il multilateralismo, ovvero una politica ispirata al portare avanti interessi comuni (economici e politici) a più Paesi, al fine di mantenere un certo equilibrio nello scacchiere internazionale. Mi auguro che Trump ricordi questa vocazione, a discapito del suo proverbiale egocentrismo, altrimenti l’ottimismo di questi giorni lascerà probabilmente spazio a scenari di tensione poco rassicuranti.
Giovane mamma e moglie, scrivo per capire. Ho una formazione internazionale, da settembre 2015 ho intrapreso un secondo corso di studi in filosofia, presso un ateneo pontificio. Parlo tre lingue, mi interesso soprattutto di relazioni internazionali e di religioni: cerco di vedere come la prospettiva cristiano – cattolica possa aiutare a convivere pacificamente. Ha un suo blog personale