Articoli / Blog | 13 Aprile 2018

MIO Anno III n. 14/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Cerchiamo di restare umani

Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù


Caro don Mauro,
sono rimasta molto colpita dalla vicenda della donna nigeriana incinta fermata al valico francese e morta insieme alla creatura che portava in grembo. I muri che si levano contro l’integrazione mi spaventano ma quest’atto crudele mi ha fatto veramente rabbrividire. Dove stiamo andando a finire? (Adriana, Roma)

Carissima Adriana,
hai ragione. La vicenda di questa donna ha una forza terribilmente simbolica: a me ricorda quella famosissima del bimbo morto riverso sulla spiaggia. Forse la donna sarebbe morta lo stesso ma fermare, non far entrare, in Francia una madre in difficoltà con in grembo una creatura in procinto di nascere ci dice che sta accadendo qualcosa di terribile. Mi ricorda l’immagine di Maria che, ormai prossima al parto, non trova albergo ed è costretta a partorire in una stalla. Significa che, al di là di alcuni manifesti “pro Life”, alla vita, nel concreto, ci teniamo davvero poco. Significa che la paura del diverso ha raggiunto livelli di guardia e ci sta spingendo verso la crudele mancanza del minimo di umanità.
Non ho ricette per fare marcia indietro, a parte condividere con te l’amarezza e la preghiera. Quello che possiamo fare nel nostro quotidiano è abbattere i piccoli o grandi muri che ci circondano a scuola, a casa, al lavoro e promuovere una cultura del dialogo che non rimanga indifferente rispetto a drammi così grandi. Ci dobbiamo fermare, dobbiamo riflettere e far sì che la politica faccia qualcosa di meglio che erigere barriere invalicabili che non difendono nessuno e negano l’esistenza a chi chiede solo un rifugio e delle cure.