Mercoledì 4 aprile – Mauro Leonardi
Commento al vangelo (Gv 2,13-25) del 4 aprile 2018, mercoledì tra l’Ottava di Pasqua, di Mauro Leonardi. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti al vangelo, audio o scritti, a [email protected]
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
I giudei che dicono di non essere figli di prostituzione, prostituiscono il corpo del tempio perché lo credono solo un edificio di pietra. Gesù consapevole che quel Tempio è il suo corpo e il corpo della Chiesa, un corpo di carne dove è custodita la divinità dell’amore eterno, è divorato dal desiderio di custodire questo corpo; per questo annunzia la sua resurrezione e allora le scritture diventano degne di fede, perché non sono parole, ma vita, parole di vita di un uomo che ha portato Dio in terra e l’uomo in cielo e che quindi sono parole di vita eterna.