METRO – Fabrizio e la bontà che nasce dal rispetto
L’ondata di amore che in queste ore si è riversata su Fabrizio Frizzi, la figlia Stella – “il mio capolavoro”, diceva – e la moglie, renderà inutili, qualora lo fossero mai stati, ulteriori dibattiti sulla bontà della comunicazione, e in particolare della televisione: Frizzi era la TV buona per il semplicissimo motivo che era buono lui. Fabrizio non era buono per il Telethon, la beneficenza, la donazione del midollo o, dovrei aggiungere da prete, perché aveva suggellato il suo amore con Carlotta Mantovan sposandosi in Chiesa (oltretutto, come piacerebbe a Papa Francesco, in una chiesetta vicino a casa “così tutte le volte che ci passiamo davanti ci ricordiamo”). Era buono per quella qualità che hanno tutte le persone buone e che manca invariabilmente a tutte le persone che sembrano buone ma poi, gratta gratta, qualcosa non ti convince: Frizzi aveva rispetto. Entrava nelle case della gente come bisognerebbe sempre entrare nelle case altrui: in punta di piedi. Era popolare nel senso buono del termine che è quello di essere uno di noi. Te lo trovavi nel soggiorno con discrezione, come uno di famiglia. Perché lo era. Della tua famiglia. Uno che se ti fermano per strada e ti chiedono di dire cosa ne pensi dici: “Frizzi era una persona per bene”. Che sembra non voler dire niente, e tante volte non vuol dire proprio nulla. Ma in questo caso invece vuol dire proprio tutto.
Tratto da Metro