Domenica 11 marzo – Mauro Leonardi

Commento al vangelo (Gv 3, 14-21) dell’11 marzo 2018, domenica della IV settimana di Quaresima, di Mauro Leonardi. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti al vangelo, audio o scritti, a [email protected]

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»

Il protagonista di questo Vangelo è il deserto, come avveniva con Giovanni Battista. E nel deserto c’è un segno, minuscolo ed apparentemente insignificante – sconosciuto a tutti – che annuncia la presenza di Dio. A parlare, qui, però, è Gesù e quello che dona non è un battesimo di conversione, ma un’immersione nello Spirito di Dio che vuole salvare tutta l’umanità. E anche, come con Giovanni l’apostolo, la protagonista di questo Vangelo è anche la luce – la luce della resurrezione – che permette ai buoni di mostrarsi al Padre, e di mostrarsi ai fratelli senza vergogna e senza paura, con un corpo e un’anima rinnovata dall’abbraccio della Trinità.