Blog / M. Céline C. | 21 Febbraio 2018

Le Lettere di Cèline C. – Paola e Federico

Paola e Federico
Castità. Tra carne e dialogo

Paola questa volta non resiste. Chiude il telefono ripetendo per la terza volta: “è finita, non vedo un futuro per noi!”

Dopo due anni di relazione, lasciarsi così non è umano, pensa Federico.

Non si dà neanche il tempo di focalizzare un solo pensiero che si ritrova a verificare gli orari dei treni.

Sulla porta dell’ufficio, un collega gli chiede: “vai via prima?”

Lui lo liquida con parole confuse facendogli capire che é una questione urgente ed esce richiudendosi la porta alle spalle.

Durante il tragitto per arrivare alla metropolitana cerca di tenere a bada il cuore ma sono tante le emozioni e i sentimenti che si alternano. Il primo, il più doloroso, è l’impotenza di fronte al cuore di Paola.

Finalmente sale sul treno e cominciano le due ore più lunghe della sua vita. Non sa se chiamare Paola e preannunciarle il suo arrivo… poi d’istinto prende il telefono.

Compone il numero. Attende. Paola risponde: “Fede, ti ho chiesto di non chiamarmi più!”

Federico la supplica: “Paola non riattaccare, ti prego. Ti chiedo solo questo, di vederci in stazione tra un’ora e mezza. Sono già sul treno”.

Paola resta ferma come il suo cuore.

Pensa che è tardi ormai, che non serve a nulla, che è una follia vedersi e che non vuole cedere ma poi guarda l’orologio. È veramente tardi…

Il cuore risponde: “ho poco tempo ma va bene”.

Anche per lei comincia un tempo interminabile. È ancora al lavoro e trova la forza di rileggere alcune vecchie e-mail di Federico.

Lei con questo dolore non riesce più a conviverci. Non riesce più ad assecondare Federico. È una farsa stare insieme così. Le é esplosa una bomba dentro, di resistenza.

In treno Federico ripensa alle loro prime serate. Paola era disinvolta, fluida. Si sentiva che mente e cuore volevano la stessa cosa e il corpo era uno specchio fedele dei suoi sentimenti.

Ma lui non poteva lasciarsi andare a quella fluidità. Era giusto rifiutarla, era per il loro bene.

Federico ci credeva all’amore di Paola e non voleva sprecarlo.

Castità. Era incredulo ma si stavano lasciando per questo. Lei non riusciva a sostenere questa strada. Non la capiva nonostante tutte le parole di Federico sulla bellezza di vivere “un amore con un distacco dentro”.

Lei proprio non capiva, perché era stato così difficile insegnare al suo corpo a manifestare i sentimenti che le sembrava solo crudeltà ora doversi convincere che non fosse cosa buona.

Non riusciva ad amare così, non ora, non Federico.

Lei, o amava tutta intera, o non amava.

Si sentiva rifiutata per il suo bisogno di totalità nell’amore. Si sentiva rifiutata proprio per il modo in cui sapeva amare.

I pensieri di Federico intanto correvano come i pali dei binari che interrompevano l’orizzonte  dal finestrino. E mentre l’altoparlante segnalava l’ennesimo ritardo, Federico cercava parole giuste, più giuste di quelle trovate fino a quel momento.

Finalmente il treno rallenta e si ferma… Federico scende e guarda fino in fondo alla banchina mentre il cuore gli batte forte. Non la vede. Comincia a camminare fino ad arrivare alle scale. Paola non c’è.

Si siede sulla panchina. Rassegnato. In fondo se lo aspettava. E resta lì fino a quando la banchina non si è completamente svuotata.

Prova a chiamarla ma niente, risponde quella maledetta segreteria telefonica.

Quando ormai sta cominciando a cercare gli orari di ritorno del prossimo treno, una persona gli si siede accanto sulla panchina. Paola.

Restano fermi come due sassi. Ma due sassi che potrebbero di colpo trasformarsi in fuoco, in acqua, in qualsiasi cosa.

Federico con gli occhi bassi le dice: “grazie! Non ci speravo più”.

Paola gli dice: “sono qui, non per darci un’altra possibilità ma solo perché forse è giusto lasciarsi, guardandosi negli occhi.” E lo stomaco di Federico si stringe in una morsa.

Lei continua: “Io non sono brava con le parole. Ho un dolore dentro. E non riesco neanche ad esprimerlo. Non lo capisco. E mi fa paura. Vivere l’amore con un freno è per me una cosa che non ha senso. Perché io questo amore lo voglio conoscere, capire, coccolare. Se i nostri corpi sono estranei siamo estranei anche noi. E io non voglio sposare un estraneo perché ho paura di vivere con un estraneo”.

Federico le chiede una sola cosa: “su chi fai affidamento in questa storia?”

“Su di noi” – dice Paola, senza capire il perché della domanda.

Federico comprende e tace. E restano in silenzio mentre sale una leggera foschia.

Poi Federico respira profondamente e si lancia nel tentativo di afferrare le parole giuste: “Capisco perché dici che è finita. Se fai affidamento su di noi sicuramente è finita.

Io stasera sono venuto per chiederti un cambio di prospettiva. Vorrei provare, almeno provare a parlarti di Quello per cui io sono qui.

Non sei tu a rendere piena la mia vita. È quasi crudele da dirti, lo so. Quello che dà un senso a tutti i momenti della mia vita e mi ha fatto prendere il treno stasera, nonostante avessi il cuore completamente sospeso, è Uno che io riconosco presente se ti guardo”.

“Fede, ma se questo Qualcuno è così importante, perché ti chiede di rinunciare a me nella mia totalità se sono la persona che più ti richiama a Lui?”

“Paola, Lui non mi chiede di rinunciare a te! Mi chiede di prendermi a cuore te, mi chiede di custodirti in un’attesa in cui non siamo soli io e te! Tu hai vissuto due estremi dell’amore… questo Qualcuno vuole aiutarti a trovare un centro. E questo centro lo puoi trovare solo se gli concedi un po’ di spazio.

La castità è il silenzio del corpo necessario per toccare l’Amore con le dita.

Quando il corpo resta in silenzio può sentire tutto l’Amore di cui ha bisogno e soprattutto può fargli spazio.

Nel silenzio del corpo, nel vuoto, emerge un pieno che è oltre te e me, un Amore tutto fiducia che risiede proprio nell’attesa. Nel silenzio può nascere un dialogo d’amore meraviglioso, se consegni la tua fragilità”.

Un operatore si avvicina per far manutenzione alle rotaie. Li distoglie in un momento molto intenso. Restano in silenzio a guardarlo.

Federico si rende conto di dirle delle cose che forse non comprende pienamente neanche lui ma ci crede in quello che dice e Paola, lui lo sente, è la persona con cui sente che potrà comprenderle.

E continua: “la rinuncia, se vissuta senza amore è una fonte senz’acqua, un contenitore sterile, un corpo vuoto e lacera, strappa la carne dal dolore. Io lo capisco che per te non abbia senso e non ha senso perché ti manca la ragione vera di quello che stai facendo, perché per te è solo un atto di volontà che non stai neanche scegliendo… Tu lo stai facendo per me, per questo non funziona. E il tuo non riuscire ti riempie di rancore. Se in quella rinuncia tu conoscessi Lui, dialogassi con Lui, soprattutto quando la rinuncia e la fragilità morde, Lui riempirebbe tutto il vuoto, colmerebbe tutto il tuo bisogno di senso. Io ne sono certo”.

Paola è seduta con le gambe strette. Si tocca le mani nervosamente: “Federico per me è difficile seguirti. Io so l’amore che so. È un amore povero ma è l’unico amore che io oggi so provare. E non lo conosco proprio questo Qualcuno che dici… non so come entrarci in relazione in questa cosa”.

“Paola, perché non ci proviamo insieme a cercare un dialogo con Lui, in questa difficoltà, in questo momento, perché non ci rivolgiamo insieme a Lui?”

“E cosa cambia? È quello che abbiamo fatto fino ad ora. Io sto soffrendo perché da quando ho conosciuto te non mi sento giusta. Questo mi uccide. Prima di te pensavo che Dio mi volesse bene. Invece ora tu mi hai tolto il bene di Dio perché mi indichi delle strade troppo complicate”.

A quelle parole Federico si ferma.

Sono le parole più dolorose che avrebbe mai pensato di sentire. Parole che arrivano proprio al cuore e si piantano come una lancia.

Paola non si sente più amata da Dio perché Federico le ha proposto fino a quel momento una strada radicale di amore, gliel’ha proposta come unica strada per essere voluti bene da Lui.

La legge dell’amore senz’amore è un macigno che schiaccia. Lei ne sente solo il peso, non la bellezza. E per questo sente diminuire l’amore di Dio proporzionalmente alla sua fragilità.

Federico prova una pena infinita e si rende conto che la cosa è così complessa e che sono talmente invischiati nelle loro fragilità che potrebbero continuare a parlarne per ore senza arrivare a nessun punto. Ma finalmente la capisce. Finalmente capisce che in fondo lui le ha proposto una strada che lei non sa percorrere perché le manca un’affezione a Quel Qualcuno per cui percorrerla.

E si arrende. E dice: “hai ragione. Non c’è soluzione. Se il bene che ti propongo addirittura ti toglie l’amore di Dio io davvero non so come venirne fuori. La cosa che mai vorrei nella mia vita è toglierti l’amore di Dio. Mi sento completamente disarmato”.

Paola piange. Ha un nodo dentro da settimane. Ad alta voce prega e chiede: “come può una cosa giusta provocare così tanto dolore? Signore se Tu davvero ci sei aiutami a capire!”

Federico lotta per trattenere le lacrime. In quella sofferenza lei ha cominciato a pregare!

Le dice:”la castità ha senso solo se diventa dialogo con Lui. Solo se ti fai consolare, riempire, amare da Lui quando non posso essere io a farlo. Ma io Paola non te la posso insegnare. Perché la devo imparare anch’io. Spiegandola a te capisco che anch’io non ho capito niente. L’ho vissuta fino ad ora come uno sforzo di volontà titanica. E cado, mille volte. E svuoto il mio corpo invece di riempirlo di Lui.

Solo Dio può aiutarci. Non ci possiamo aiutare da soli.

Solo a Lui puoi chiedere. Non a me. Di accompagnarti.

Se è Lui che ci accompagna nella rinuncia ci donerà un amore talmente grande da rendere feconda l’attesa. Se la rinuncia la viviamo da soli, basandoci sulle nostre misere forze, ci si strapperà la carne a brandelli.

In ogni momento in cui ti si fa vivo il dolore, se chiedi a Lui di accompagnarti, lo conoscerai.

In ogni rinuncia se chiedi a Lui di colmarla, Lui ti darà un amore oltre la misura del tuo bisogno”.

Continua dopo una pausa sofferta: “Io non volevo toglierti Dio. E piange, poggiando la testa sulle sue gambe. Piange a singhiozzi. Perdonami per il male che ti ho fatto proponendoti un bene che non potevi capire. Non volevo, davvero, mai vorrei toglierti l’amore di Dio. Volevo solo fartelo conoscere. E per me questo era il modo più coraggioso”.

Poi si alza all’improvviso e asciugandosi le lacrime le dice addio.

Paola è sottosopra. Poi urla:”ASPETTA!

“Non so Fede cos’è quello che è accaduto. Ma all’improvviso ho capito che Dio a me non vuole rinunciare e si sta facendo presente tramite te”.

L’Operatore con la coda dell’occhio li guarda e sorride.

 

M. Céline C.

Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.