Agi – La sparatoria di Macerata e i gesti, invisibili e colpevoli, di certa politica
Luca Traini, il 28enne arrestato dai carabinieri dopo il raid razzista di Macerata in cui ha ferito a colpi di pistola sei stranieri (due dei quali sono in gravi condizioni ma nessuno in pericolo di vita), è stato accusato di strage aggravata dal razzismo. È solo la seconda volta che accade in Italia: la volta precedente era stata per la strage di Castel Volturno il 18 settembre 2008.
Il giovane è un ex candidato leghista e l’interrogatorio conferma che la decisione è stata scatenata dall’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana i cui resti smembrati sono stati trovati in due valigie e per il quale è in carcere uno spacciatore nigeriano.
Oggi non c’è giornale o trasmissione radio televisiva che non colleghi in qualche modo il folle gesto ai toni smodati di certi politici i quali, di rimando, danno la colpa non alle loro sventate dichiarazioni ma ai migranti che sarebbero troppi, pericolosi, e così via: bisognerebbe sapere però che se un insegnante entra in aula dicendo “in questa classe c’è puzza di chiuso” certamente qualche alunno si alzerà per aprire la finestra ed arieggiare senza bisogno che ci sia un ordine espresso.
Faccio l’esempio del professore perché scelgo un set neutro ma potrei parlare allo stesso modo delle dichiarazioni di un conduttore televisivo, di quanto un prete dice in Chiesa, o dell’editoriale di un giornalista. Nella comunicazione vale più il modo di dire che quanto si dice perché la comunicazione non verbale è molto più autentica di quella verbale, dal momento che è molto più difficile da controllare. La mimica facciale, il tono della voce, la postura, lasciano filtrare contenuti profondi che possono venir negati dalle parole ma che giungono infallibili a chi ascolta e possono innescare, in soggetti deboli, provati dalla crisi economica, borderline, decisioni drammatiche di cui non è giusto sentirsi non responsabili. Un allenatore di calcio che reputi di aver subito un’ingiustizia arbitrale può innescare nei tifosi reazioni da codice penale dichiarando semplicemente: “Meglio se sto zitto, questa volta non rilascio dichiarazioni”. Nessun tribunale umano potrebbe accusarlo di istigazione a delinquere ma il foro interno della propria coscienza forse non lo lascerà così tranquillo. Proprio perché la comunicazione non verbale lascia filtrare le convinzioni del soggetto senza che questi ne sia consapevole, chi parla deve essere sorvegliato non sulla propria “tecnica comunicativa”, su come dico o non dico certe parole, ma sul proprio cuore. Un politico sa benissimo che quando comunica per davvero – quando arriva “alla pancia” del proprio pubblico e dei propri elettori – comunica il proprio cuore non le proprie parole. Poiché filtreranno i contenuti profondi delle proprie convinzioni è su queste che deve lavorare e non sulle parole che formalmente ha pronunciato o non pronunciato. Mentre Luca Traini è in carcere e viene tenuto lontano dai detenuti stranieri per evitare rappresaglie, i politici che parlano dovrebbero oggi tacere almeno per qualche minuto e farsi un esame di coscienza dove si chiedono, davvero, se un pugno di voti in più vale queste ferite sociali e la vita della povera gente che cammina spensierata per strada un sabato pomeriggio nella tranquilla provincia italiana.
Tratto da Agi