Blog / M. Céline C. | 25 Gennaio 2018

Le Lettere di Cèline C. – La pazienza dell’amore

Sono qui che scalpito. Non ho paura di raccontarlo.

Vi capita mai di avere una tale fiducia nella capacità di amore di un amico da vivere come un’impazienza di fronte alla sua inconsapevolezza del suo amore, di fronte alla sua sfiducia, alla sua paura, alla sua tiepidezza, al suo sguardo limitato sulla sua capacità, alla sua incapacità di mostrarlo quell’amore?

Il suo limite è una spada nel suo fianco che si conficca anche nel tuo e non te ne dai pace. Soffri con lui e per lui. Tocchi il suo dolore con una tale forza da sospendere il pensiero su di te e pensare solo a lui e ti manca il fiato. Ti sembra uno spreco tutto quel suo amore imploso, tenuto lì solo per paura di far soffrire o paura di soffrire o mancanza di consapevolezza.

E tu sei lì, disposto a esporti col cuore aperto, disposto a tutto, pur di vedere quell’amore che piano piano prende coraggio, piano piano si vede, piano piano si tocca, sei disposto a tutto per poter donare la fiducia che hai in quell’amore.

Quando si è disposti a tutto, non si dorme la notte. La mente rimbalza alla ricerca di un modo, di uno spiraglio, di una via, di una parola che apra il cuore.

Mi sembra quasi di vedere cosa può esserci in un cuore: a sinistra un fiume infuocato, un fiume di fiamme rosse e gialle, le cui fiamme si scavalcano, saltano, impetuose, possenti, corrono velocissime, un fiume che ti brucia solo a guardarlo. A destra un altro fiume, un fiume blu, un fiume d’acqua limpida che corre a velocità media, che ogni tanto si insinua in qualche anfratto per riprendere velocità.

I due fiumi sono l’amore e la pazienza.

Senza la pazienza l’amore non mette radici.

Senza la pazienza il seme non può crescere.

E questo è il punto.

Non basta il fuoco dell’amore per amare, l’amore senza pazienza non è amore, anzi brucia e basta, consuma e non dà la vita, la toglie. Ti travolge in tormenti inutili, che non portano a nulla.

Questo comprendo. Che “essere disposti a tutto” deve comprendere anche essere disposti ad abbracciare con pazienza il silenzio, la distanza, il rifiuto di chi non ti vuole accanto, di chi ti offende, di chi non ha bisogno di te o ha paura di ammettere di aver bisogno di te. Deve comprendere l’attesa, la speranza, la speranza paziente.

E significa soprattutto riconoscere che il nostro cuore è ancora più bisognoso di quello degli altri, ancora più limitato, significa capire che lo stare con l’amico rispettando i suoi tempi è tutto l’amore che puoi provare per quell’amico. Non ti è chiesto altro. Non devi avere pretese, devi solo imparare a vivere le stesse attese del suo cuore.

E’ nell’attesa che l’amore cresce e diventa grande, diventa vero.

Penso all’amore delle madri che si nutre di pazienza. La madre non pretende che il figlio cresca in fretta, gode di ogni briciola della vita del figlio. Non ha fretta di vedere il figlio camminare, lo ama soprattutto quando lo vede a terra. Non lo rialza subito, non lo rialza sempre, lo guarda con tutta la sua fiducia e aspetta che si rialzi da solo.

Questa pazienza d’amore è un cammino lungo, altrettanto lungo di quello che tocca a chi deve uscire dalla paura, dal torpore, dalla sfiducia.

Sorrido, perché l’amore è curioso, ti spiazza sempre. Quando ti incammini sul suo sentiero, lungo gli argini del fiume, capisci che non c’è un percorso obbligato, unilaterale. Che il fiume rosso e il fiume blu possono incrociarsi, scavalcarsi, unirsi. Che non c’è regola. Che non c’è tempo. Che è eternità vissuta nel “qui e ora” e per ognuno è un percorso unico, irripetibile, il percorso di chi può incontrare veramente l’altro solo nel “ti sto davanti e sto con te”.

E questa capacità così ampia di accoglienza può arrivare solo per grazia. Non siamo noi che ce la possiamo dare da soli. E’ Lui che ce la dona, facendoci sentire il Suo amore, continuamente.

E’ Lui che, per primo, alimenta il Suo amore infuocato con le acque limpide della Sua pazienza misericordiosa, è Lui che ci insegna l’attesa, che placa la nostra pretesa col Suo “stare con noi”. Un paradosso, che l’acqua possa alimentare il fuoco! Un paradosso di grazia, di fiumi di grazia che senza di Lui potremmo non sperimentare mai!

M. Céline C.

Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.