Le Lettere di Alessandra Bialetti – Fede e omosessualità: un cammino di integrazione
Accogliere è accompagnare il processo di integrazione completa della persona lasciando interagire le sue varie componenti in modo armonico e giungere, così, alla strutturazione di una personalità aperta, flessibile, non giudicante ed autogiudicante ma promuovente la sua profonda essenza. In tale cammino di integrazione risulta particolarmente importante la dimensione spirituale, considerata unanimemente, fattore protettivo di una crescita sana. L’uomo è essere relazionale che nasce, cresce e si sviluppa all’interno di una relazione con se stesso, con gli altri e con un Altro trascendente che interpella il senso della propria esistenza. Nel caso della persona omosessuale la dimensione spirituale, ma più propriamente un cammino di fede, è ancora uno spazio da promuovere e sostenere laddove percepisce il suo essere sbagliata rispetto ad una chiesa che difficilmente entra in dialogo con la diversità e una comunità che mostra tutta il suo limite nell’accogliere e promuovere relazioni sane al proprio interno. La religione può rappresentare una risorsa, una sicurezza ma anche essere fonte di sofferenza e conflitto se la persona, e ancora di più la persona omosessuale, non riceve supporto dalla comunità religiosa. L’integrazione tra fede, intesa come rapporto di dialogo e fiducia verso il trascendente, e omosessualità è condizione necessaria per elaborare un progetto di vita che integri totalmente la persona per ciò che è aprendo l’orizzonte su relazioni stabili di cura, accudimento, protezione all’interno di coppie o famiglie omosessuali. Il bisogno spirituale è intrinseco nell’uomo tanto quanto il suo orientamento sessuale e comprende sia la certezza di essere protetti da qualcosa più grande di se stessi e della propria umanità, sia un forte senso di comunità e condivisione che permette di affrontare i momenti di difficoltà. Molto spesso risulta difficile per la persona omosessuale dare una riposta positiva e costruttiva alla domanda se sia o meno conciliabile l’essere gay o lesbica e credente allo stesso tempo, quasi che l’una condizione debba necessariamente escludere l’altra. Il credente omosessuale puo’ arrivare a sperimentare interiormente una frattura del Sé tra il suo orientamento e come questo viene accolto o giudicato all’interno della comunità religiosa. Il timore è quello di dover celare o disconoscere una parte fondamentale di sé per non perdere l’appartenenza alla comunità se si realizza pienamente la propria affettività. Da qui il dilemma, a volte vissuto molto pesantemente, dell’inconciliabilità tra l’essere omosessuale e credente sperimentandosi sbagliati, inadeguati, fallimentari e nutrendo profondi sensi di colpa nei confronti di se stessi e della comunità religiosa. Spesso i messaggi negativi percepiti nelle comunità religiose, interpretazioni eccessivamente tradizionaliste dei testi sacri, l’assenza di modelli positivi di fedeli omosessuali, conducono al nascondimento e al rifiuto del proprio orientamento per il timore di un contesto che condanni, oltre l’omosessualità, la persona stessa.
In questo caso applicare la pedagogia dell’accoglienza vuol dire ripartire dalla famiglia per raggiungere tutto il nucleo sociale. Accompagnare l’integrazione deve diventare una priorità di tutti e di ciascuno perché la crescita spirituale di un gay o di una lesbica può facilitare la crescita psicologica complessiva e costituire una risorsa anche per le comunità parrocchiali in cui il diverso è portatore di una ricchezza che concorre al bene di tutti. Occorre camminare ancora molto su questo punto: è uno spazio di dialogo ancora da riempire non di silenzi ma di fattivi gesti di avvicinamento e comprensione. Mancano ancora gli strumenti per comprendere la situazione, strumenti per sostenere la persona omosessuale in un cammino di accoglienza di se stessa e di piena partecipazione alla vita di una chiesa che si rivolga e si inginocchi ai piedi dell’umano riscoprendo la sua vera missione educativa e pedagogica: il servizio alla vita.
In questo campo, di particolare rilievo, sono i percorsi di sostegno alle persone credenti omosessuali con l’intento di coniugare fede e sessualità come aspetti fondamentali della persona umana. Ricordiamo l’esperienza dei gruppi Nuova Proposta, Kairós, il Guado, La Sorgente, Ponti Sospesi, Davide e Gionata che offrono ascolto, accoglienza, confronto, condivisione e supporto nell’elaborazione della propria fede unitamente al proprio cammino di persona omosessuale realizzando uno spazio di profondo rispetto e astensione da ogni giudizio e pregiudizio e incontrando semplicemente la persona nella sua dimensione di vita.
Vivo e lavoro a Roma dove sono nata nel 1963. Laureata in Pedagogia sociale e consulente familiare, mi dedico al sostegno e alla formazione alla relazione di aiuto di educatori, insegnanti, animatori. Svolgo attività di consulenza a singoli, coppie, famiglie e particolarmente a persone omosessuali e loro genitori e familiari offrendo il mio servizio presso diverse associazioni (Nuova Proposta, Rete Genitori Rainbow, Agedo). Credo fortemente nelle relazioni interpersonali, nell’ascolto attivo e profondo dell’essere umano animata dalla certezza che in ognuno vi siano tutte le risorse per arrivare alla propria realizzazione e che l’accoglienza della persona e del suo percorso di vita, sia la strada per costruire relazioni significative, inclusive e non giudicanti.