
Le Lettere di Nuccio Gambacorta – Arte sacra e mediocrità
Qualsiasi persona che abbia interesse verso l’arte saprà quanta importanza la chiesa cattolica abbia dato sempre alla produzione artistica. Nel corso dei secoli e attraversando i vari gusti epocali, migliaia di artisti si sono cimentati in realizzazioni pittoriche, scultoree e di arti minori commissionate di volta in volta da Pontefici, Cardinali o religiosi di qualsiasi grado, nonché da privati che volendo fare dono di un’ opera artistica a quel dato santuario, cattedrale o abbazia si rivolgevano a degli esperti.
Indipendentemente dalla notorietà dell’artista un’ immagine sacra richiede attenzione e rispetto dei dettami cristiani oltre a una sorta di predisposizione verso il genere “sacro” per cui si deve sentire attrazione in certa misura. Tutto ciò però non toglie all’esecutore dell’opera il diritto di esprimersi con i suoi mezzi personali e la libertà di trattare l’argomento con il suo “stile”. Questa premessa, per raccontare un fatto spiacevole che ho vissuto nel mese di Dicembre e che lede la mia dignità di artista, offendendo non soltanto me ma il concetto stesso di “Arte”. Dunque, nell’anno 2002 un mio grande quadro veniva collocato nel Santuario della Madonna del Carmelo (chiesa molto conosciuta poiché luogo di un celebre miracolo avvenuto più di un secolo fa in concomitanza con un terribile terremoto che colpì Palmi calabro). Tale dipinto, raffigurante S. Lucia, mi era stato commissionato da un privato che ritenendosi miracolato dalla santa per un problema agli occhi verificatosi in un incidente, desiderava esternare la propria gratitudine alla santa offrendo un quadro presso la chiesa suddetta. Stabilita tutta una serie di condizioni, ovvero misure, tecnica, impostazione del soggetto, preventivo delle spese, mi misi subito all’opera documentandomi il più possibile sul tema richiesto e scegliendo di dare alla figura il volto di mia madre da giovane. Ma volevo pure ambientare il personaggio nella sua terra di Sicilia e precisamente a Siracusa dove esiste tutt’ora una fortezza militare a cui mi sono ispirato per ottenere un paesaggio formato da rocce laviche, dirupi e muraglie sotto un cielo blu verdognolo dal sapore quasi dechirichiano. Nella scelta dei colori che “vestono” Lucia ho dato rilievo alla luce e non potevo fare altrimenti, preferendo tinte vivaci quali il blu cobalto, il giallo cromo, il rosso amaranto, smorzate comunque dai grigi e dai bruni delle rocce. Il dipinto venne presentato ufficialmente con una semplice cerimonia d’inaugurazione e suscitò molti consensi e tanta ammirazione. Quando il Priore morì e ne subentrò un’altro, cominciai a percepire un lieve disappunto per quel mio quadro “bello, sì ma troppo vivace cromaticamente e anche arido nel paesaggio e poi con quel cielo verde, i piedi troppo virili (per fortuna mi ero ispirato a dei piedi femminili). Insomma, non passò molto tempo che questo religioso tirò in ballo anche la Sovrintendenza ai beni culturali, la quale andando a visitare la Chiesa del Carmelo trovò la tela poco adeguata al resto dei dipinti già presenti (quasi tutti santi carmelitani dal vestiario adeguato all’ordine e quindi sobri e austeri nel colore). La diedi per buona questa cosa, anche se non mi convinceva e ascoltai pure la proposta di voler modificare il panneggio giallo-arancio scurendolo, proposta che rifiutai perchè non sono un restauratore e non volevo correre il rischio di rovinare il dipinto applicando altri strati di vernice dopo anni che il quadro era già stato ultimato. Passarono i mesi e un giorno vengo a sapere che la mia opera era sparita dalla parete dove si trovava. Vado personalmente a verificare la situazione e noto la mancanza del quadro insieme ad una statua del Cuore di Gesù. Deduco che le due cose erano state tolte provvisoriamente per restauri alle pareti del Santuario. Infine giorno di S. Lucia mi collego con Face Book e mando le foto del mio quadro scherzandoci sopra, chiedendo di consultare il programma TV “Chi l’ha visto?” spronato dal mio amico che aggiunge di rivolgerci alla “signora in giallo”. Subentra un’ amica di vecchia data, la quale scrive che la tela è stata rimessa al suo posto proprio in quel giorno, anzi mi manda il post ed io rivedo la tela con la stessa immagine ma cambiata nel colore e nel paesaggio ! Non credo ai miei occhi, non mi sembra vero, mai prima m’era successa una cosa del genere, rimango allibbito. Mi sento umiliato, offeso, calpestato in nome di chissà quale principio superiore all’ Arte. Scrivo d’impulso ciò che sento, accuso d’ignoranza e di mancanza di rispetto colui o coloro che hanno usato un simile “abuso di potere”. Tanti amici, artisti e non dimostrano solidarietà e m’inducono a reclamare i miei diritti, suggerendomi persino di denunciare l’ accaduto ricorrendo a vie legali. Capisco che la vita è piena di drammi e di tragedie dinnanzi a cui questo fatto potrà apparire di lieve entità ma io avendo dedicato la mia esistenza all’ arte, sacrificando pure altri aspetti piacevoli della vita, non ne esco per niente soddisfatto e anzi mi sento ignorato, preso in giro, non considerato nel mio linguaggio espressivo di pittore in altre occasioni molto apprezzato. Perché nella chiesa esistono tali atteggiamenti ridicoli? Perché un’opera d’arte dev’essere considerata alla stregua di un mediocre oggetto d’arredamento?