Gio Evan – Natale
Egidio Saracino segnala al blog questa poesia di Gio Evan sul Natale: “questo è parlare splendidamente ed efficacemente di famiglia, di paternità e di condivisione”

Ricordo che a Natale, seduti a tavola, aspettavamo il turno dello schiaccianoci.
Mi piaceva questa cosa, mi piaceva che non ne compravamo un paio in più. Solo uno, uno per tutti, e con calma si aspettava il proprio turno, e i parenti erano tanti, così tanti che a volte bisognava davvero aspettare un sacco.
Mi piaceva guardare papà. Lui non aveva bisogno dello schiaccianoci. Lui era uno forte.
Ne metteva due in una mano, e crac, stringeva così forte
che una noce si rompeva.
Io mi mettevo vicino a lui, sempre, a Natale.
E lui me ne dava una a me, poi una a lui, poi ne dava una a mamma, poi una mia sorella, poi di nuovo a me. Con papà le noci si mangiavano veloci, anche senza schiaccianoci.
Ed era un supereroe papà, era forte con le sue mani, e io gli chiedevo ma come fai babbo, come ci riesci?
E lui mi diceva che era facile, mi diceva:
“la vedi la noce che ha mangiato mamma?
Quella è la rabbia, e io la rompo e così la rabbia non c’è più.
L’hai vista quella che che hai mangiato tu? Quella è la paura, la rompo, tu la mangi e la paura non c’è più”.
Eppure c’era sempre quella noce, quella noce che non si rompeva mai. Quella noce che si faceva carico di tutto e resisteva fino alla fine.
Che cosa è quella noce che non si rompe mai, papà?
E lui mi diceva che quella lì, quella che non si rompe mai, è la noce della famiglia.
Questa è la famiglia, amore mio, diceva papà, nonostante tutti i colpi della vita, noi non ci rompiamo mai.
A Natale, è stato a Natale
che ho imparato
che la famiglia
è l’ultima noce,
quella che non si rompe mai.