Blog / M. Céline C. | 26 Dicembre 2017

Le Lettere di Cèline C. – Un prete solo al posto di Gesù

24 Dicembre. Vigilia di Natale. 

Affaccendata, ai fornelli, a portare avanti la tradizione del cenone di Natale, mi sono resa conto che l’ora della s.Messa della domenica era passata. In un paese piccolo non ci sono molte alternative. Ma ne è venuta fuori una. Così siamo andati di corsa nella Chiesa del centro storico. La Chiesa Madre, come la chiamano. In ogni paese del sud ce n’è una!

Entriamo. Mille ricordi. L’ho rivista più spoglia, diversa. Un gran silenzio e un gran freddo. ..proprio come a Betlemme. La S.Messa non c’era.

Vedo il sacerdote che entra in sacrestia e mi faccio riconoscere. Sono passati degli anni dall’ultima volta. Ma lui, nonostante sia Natale, nonostante siano passati degli anni, nonostante la presenza di mia figlia che avrebbe dovuto intenerirlo, mi ha salutato a malapena dicendomi solo che la Messa era posticipata alla veglia delle 23,00.

Così ho portato mia figlia a vedere il Presepe. In quella chiesa la culla vuota era il posto più vivo di tutti.

La culla dell’attesa, della solitudine, del freddo, del “c’è qualcosa che deve accadere ma non lo vedo accadere” era il posto più vero in quella Chiesa.

Il Bambino non era nella culla non perché non era ancora nato ma perché era accanto al sacerdote solo, incomunicabile, su quel banco, in quella Chiesa vuota.

Tornata a casa pensosa ho raccontato a qualcuno di aver fatto questo incontro. Dell’impressione di quella solitudine mentre in tutte le famiglie del paese fervevano i preparativi per la santa Vigilia.  Non mi tornava che a malapena il sacerdote mi avesse salutato, nonostante quella visibile solitudine. 

Sempre stato sulle sue, ma così sulle sue non lo avevo mai visto e mi si è stretto il cuore.

Mi è stato detto:”non ha più il coraggio di salutare nessuno con tutto quello che si dice in giro di lui”.

Tante diffamazioni, tante voci. 

Le voci tolgono la credibilità, sono un fardello pesante da portare, tolgono ai sacerdoti la possibilità di guardare con occhi limpidi il Bambino.

Ho provato tanto dolore. Perché in quella culla vuota c’era tanto di più. 

Io cercavo un Gesù tenero e ho trovato un uomo duro. Così ho capito. 

Molti sacerdoti vivono la stessa solitudine di Gesù Bambino.

Perché li trattiamo nello stesso modo in cui trattiamo il Bambino. Perché a essere duri siamo noi.

Cos’è che conta? Che ci sia un bel Presepe in Chiesa o che il sacerdote sia abbracciato e rispettato dalla comunità?

Ci sono sacerdoti che non hanno un bel carattere, che fanno più fatica di altri. Ma è proprio a quelli che dobbiamo chiedere del Bambino, proprio da quelli che dobbiamo andare a cercare lo stupore nascosto nella memoria e ravvivarlo.

La vera questione è che pensiamo che il sacerdote non possa sbagliare mai, debba essere già santo. Non è così. La santità dei sacerdoti è un cammino ancora più faticoso, un cammino di grande solitudine. 

Riempiamo la culla di preghiere e di gesti concreti per queste persone. Soffrono il freddo come lo soffriva Gesù. Hanno dimenticato come si ama perché l’amore, a forza di ascoltare solo peccati, nessuno glielo sa più mostrare. 

Buon Natale a tutti ma soprattutto a chi il Natale si è stancato di aspettarlo.

M. Céline C.

Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.