Articoli / Blog | 24 Novembre 2017

Agi – Aborto, perché quelle parole offendono tutte le donne, ma anche i preti

Prima di ‘Misericordia et Misera’ era davvero difficile, quasi impossibile, stare vicino a una donna già straziata da un’interruzione di gravidanza dovendole dire che era anche scomunicata

Il 20 novembre 2016, cioè esattamente un anno fa, con la Lettera Apostolica Misericordia et misera Papa Francesco dava a tutti i sacerdoti la possibilità di rimettere l’aborto attraverso una semplice confessione, cioè esattamente come si fa con tutti gli altri peccati, esonerando così sia le donne che i preti dal pesantissimo iter della scomunica.  Di certo don Francesco Pieri, mentre si chiedeva su Facebook se avessero sulla coscienza più morti Totò Riina o Emma Bonino, non aveva presente né questa coincidenza né la carità pastorale che aveva spinto il vescovo di Roma a compiere un altro dei suoi gesti rivoluzionari. Emma Bonino ha replicato che più che offendere lei, le parole di don Pieri offendono le donne. Io aggiungo che quelle parole su Facebook, oltre che le donne, offendono anche i preti. Per lo meno quelli come Bergoglio.

Perché proprio a me, guarda caso, è capitato di sentirmi dire alcuni anni fa in una cattedrale del nostro paese: “Perché lei può assolvere Totò Riina e non me?”. Me lo chiedeva una donna povera che aveva abortito perché pensava che non ce l’avrebbe proprio fatta a sfamare un figlio in più. E io avevo dovuto spiegarle la lunga trafila che si frapponeva tra la sua richiesta d’assoluzione e quel perdono che la Chiesa, a quel tempo, mi rendeva possibile dare a chiunque, anche a un capo mafioso pluriomicida, ma non a lei. Avevo cercato di spiegarle nel modo più delicato possibile una procedura complicatissima ma la giovane ragazza con la quale stavo parlando, prima che finissi, si era voltata ed era sparita. Perché prima di Misericordia et Misera, era davvero difficile, quasi impossibile, stare vicino a una donna già straziata da un’interruzione di gravidanza dovendole dire che era anche scomunicata. Perché, al di là dell’esatto connotato giuridico, la parola scomunica suona tutt’oggi come una mannaia. Essere scomunicati significa essere ostracizzati, buttati fuori, esclusi.

 

Mi fa quindi davvero male che don Pieri resusciti proprio le parole che erano state per quella donna l’ostacolo decisivo tra lei e la Chiesa.

È un caso che don Pieri sia bolognese come don Guidotti, il prete che un paio di settimane fa, sempre su Facebook, ha detto della 17enne stuprata “se l’è andata a cercare”? Mi insospettisce che don Pieri, nel suo post osceno, citi a proprio favore Biffi: che aveva scritto che l’aborto era stato peggio dei lager nazisti. Siccome è un paragone davvero incredibile riporto le parole dell’allora arcivescovo di Bologna: l’arcivescovo che, non dimentichiamolo, ha preceduto Caffarra, uno dei quattro cardinali dei Dubia contro Papa Francesco. Diceva Biffi nel ’98 in occasione di una Giornata della Vita: “La massima vergogna del `900, che pure ha conosciuto le più orrende infamie della storia, come i molti e diversi genocidi che sono stati perpetrati, resta senza dubbio la legalizzazione e il finanziamento pubblico dell’aborto». Ma non voglio chiudere con parole come queste perché  Bologna e la sua Chiesa meritano davvero citazioni diverse. Hanno una storia davvero più alta. Hanno la storia che ha ricordato Papa Francesco nella sua visita a Cesena – Bologna di ottobre scorso quando ricevette in dono il Liber Paradisus, un libro che ricorda come nel medioevo il comune bolognese abolì, primo in Europa, la schiavitù. Bologna torna alle tue radici.

Tratto da Agi