Blog / Renato Pierri | 16 Novembre 2017

Le Lettere di Renato Pierri – Una Messa per il mio caro defunto? No, grazie

Ovviamente non intendo assolutamente parlare di simonia, ché se n’è parlato sin troppo nel passato. Del resto, nessun sacerdote si fa pagare per recitare una Messa, ma si è liberi di dare un’offerta a piacere. E’ difficile, però, che un fedele povero, che non ha possibilità di offrire denaro, chieda ad un prete di recitare una Messa in suffragio di un suo caro defunto. Ed ecco che già possiamo fare una considerazione: il caro defunto della persona benestante che può fare tutte le offerte che vuole e quindi far recitare tutte le Messe che vuole, è più fortunato del caro defunto della persona povera che non chiede al prete di recitare Messe giacché non ha il becco di un quattrino da offrire? Ma no, ma no, mi ha risposto una religiosa signora sul blog “Come Gesù”, il Signore farà in modo che la Messa recitata per un defunto in particolare, vada a beneficio di tutti i defunti. E allora che senso ha far recitare una Messa per un determinato defunto? Tanto vale recitare Messe per tutti i defunti e non per questo o per quello in particolare. Qualcosa non quadra in questa faccenda della Messa recitata appositamente per un caro defunto.
Vediamo che cosa dice il Catechismo. Al paragrafo 1032 si legge: “Fin dai primi tempi la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti”.
Si presume che i cari defunti, anche se buonissime e onestissime persone che magari nella vita hanno avuto più a soffrire che a gioire, abbiano tutti bisogno di aiuto, tutti bisogno d’essere purificati. Ma dove si trovano, come si trovano prima di “giungere alla visione beatifica di Dio”? Nessuno lo sa. Però di una cosa la Chiesa è certissima: i cari defunti hanno bisogno d’aiuto e quindi di Messe, preghiere, elemosine e via di seguito.
La splendida parabola del figlio prodigo non fa pensare per niente al purgatorio. Il figlio torna a casa pentito e il padre lo accoglie a braccia aperte. Ora, se quel figlio che si era comportato male, viene accolto dal padre senza esitazione alcuna, anzi, è lui stesso, il padre, a correre incontro al figlio, perché non dovrebbe essere stato accolto a braccia aperte il mio caro defunto che in vita si comportò sempre cristianamente? Quindi, niente Messe per il mio caro defunto. Non ne ha bisogno, ne sono certo. Grazie. Io credo che Messe, preghiere ed elemosine facciano bene ai vivi non ai morti.
Carmelo Dini

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