
Avvenire – Il Papa e i suoi gesti Magistero in 3D
Riportiamo sul blog un articolo di Avvenire del 12 novembre 2017 in cui viene trascritto un estratto del libro di Mimmo Muolo ‘L’enciclica dei gesti di Papa Francesco‘ (Edizioni Paoline), dove sono citato insieme al mio articolo “La sintassi di Francesco col vangelo in mano“
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I gesti di papa Francesco traducono, l’idea portante del pontificato, il suo architrave. In una parola: la misericordia di Dio. Ciò è particolarmente evidente nei gesti della carità, ma finisce per palesarsi anche negli altri tre gruppi: tra i gesti pastorali in senso stretto abbiamo sottolineato che quello più pregnante è proprio la proclamazione e la successiva celebrazione dell’Anno Santo straordinario della misericordia. I gesti della comunicazione sono la trasposizione pratica di una precisa volontà di comunicare il Vangelo della misericordia con tutti i mezzi, compresi quelli più moderni. I gesti della quotidianità danno poi sostanza e valore a tutti gli altri, perché mettono in mostra l’estrema coerenza di vita di un uomo e di un Papa che evangelicamente si fa compagno di strada dei suoi contemporanei, illuminandoli sì con la parola di Dio e con l’esempio, ma vivendo sobriamente come uno di loro. La prima conferma che riceviamo, dunque, dalla nostra indagine è che davvero Francesco è il Papa dell’incontro. La misericordia è un fatto concreto, non virtuale. Non ci può essere, o c’è molto meno, se manca questo contatto fisico, reale, questo incontro interpersonale. Il buon samaritano si ferma, si china sulle ferite del poveretto incorso nei ladroni, se ne fa carico e lo porta fino alla locanda. Il viandante di Emmaus non dice un semplice «buonasera» ai due discepoli rattristati e smarriti, ma li accompagna fino al villaggio, spiega le Scritture e resta a cenare con loro.
Anzi, proprio durante quella cena, sinonimo di condivisione, si fa riconoscere. A ben vedere, dunque, tutti i gesti dell’enciclica sono gesti di incontro. Anche quelli che ricadono nella sfera della comunicazione. Anche quelli che potrebbero davvero sembrare soltanto virtuali, come aprire un account su Instagram. L’incontro è anche in questo caso reale, perché reale è la testimonianza fornita in tanti altri campi, così da renderla credibile perfino quando si tratta di web. Francesco in sostanza ha fatto dell’incontro l’alfabeto, la grammatica e la sintassi del suo magistero. Sia quando abbraccia i poveri e i malati, sia quando si concede, con una frequenza mai vista prima per un Pontefice, alle interviste dei giornalisti, sia infine quando rende trasparenti i muri della sua esistenza quotidiana, cosicché tutti possano vedere che le sue raccomandazioni di semplicità, sobrietà, relazioni vere e profonde non sono semplici “prediche”, ma vita vissuta. Tutto questo però non è fatto per simpatia, o per il gusto di apparire rivoluzionario, ma soltanto e unicamente in vista dell’annuncio del Vangelo. L’enciclica dei gesti di papa Francesco non è scritta per accattivarsi le simpatie dei fedeli o, più in generale, dell’opinione pubblica. Egli invece esprime con i suoi gesti un modo di essere che è suo da sempre, come è facilmente verificabile ripercorrendo i tratti della sua biografia, nel periodo precedente all’elezione. In secondo luogo essa non deve essere interpretata con gli occhiali di una categoria che una lettura spesso soltanto sociologica del pontificato di Bergoglio classifica come rivoluzionaria. Papa Francesco, per usare un termine di paragone derivante dal suo continente di origine, non è una sorta di Ernesto Che Guevara del papato.
Non incarna una riedizione più o meno camuffata della teologia della liberazione, ma segue solamente una stella polare: la radicalità evangelica. Su Avvenire del 14 marzo 2017, don Mauro Leonardi ha riferito una frase che l’allora monsignor Gualtiero Bassetti, oggi cardinale e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, gli disse dopo il suo primo incontro con il Pontefice neoeletto: «È un Papa con il Vangelo in mano». La definizione dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve si è rivelata «profetica». Francesco è un Papa che traduce il Vangelo in ogni ambito della vita. Un Vangelo reale, non idealistico. Un Vangelo che si sporca le mani, che si incarna nella storia, che si compie, appunto, nei gesti.
Mimmo Muolo