
Le Lettere di Cèline C. – Grazie: la parola dell’amore
Celine regala a don Mauro e allo staff una lettera sorpresa (almeno per lui!)
E’ da stamattina che sento forte questo impulso, un bisogno direi. Ho provato a reprimerlo. Ho provato a contenerlo.
Cerco di spiegare da dov’è partito così magari lo capisco meglio anch’io.
Questa mattina sono rimasta a casa con mia figlia per una banale influenza. Tutto si è fermato ad un tratto. Le corse e l’accavallamento dei pensieri che in questo periodo mi sembra giochino a fare i salti mortali, all’improvviso hanno avuto un pit stop, un momento di pausa, un regalo inaspettato insomma (per la pausa ovviamente non per l’influenza di mia figlia).
Mi sono svegliata leggendo la rubrica di don Mauro Leonardi pubblicata su Avvenire “In tre mesi” e mi sono portata dentro, nei giri tra il pediatra e la farmacia, più che le domande di Stella, le risposte di Paci, tratte dal libro “Una giornata di Susanna” di recente pubblicazione, dello stesso scrittore.
Paci scrive: “come fai a dire se uno ti ama? Perchè ti ringrazia. Ti amo, non è la vera parola dell’amore. Grazie, è la vera parola dell’amore.”
Ho commentato il pezzo perché intuisco che l’amore non si esprime solo con il “grazie” ma più tardi si è proprio radicata in me la certezza che “il vero amore è restare anche se nessuno ti dice grazie”.
Perchè io in questi mesi questo amore l’ho visto e ne sono rimasta addirittura turbata.
L’ho visto ogni giorno, da quando sono qui dentro nel blog, in questo “Mezzo Paradiso” più che “bel Castello”, di mondo virtuale.
Il “grazie”, scrive Paci, “non è l’amore, ma è la parola dell’amore”. Che significa?
Che nel grazie riconosciamo che l’altro è un bene e glielo diciamo, gli diciamo che ci ha fatto bene, esprimiamo che senza l’altro per noi sarebbe stato più faticoso arrivare da qualche parte o fare qualcosa.
E io allora non posso più contenerlo questo “grazie don Mauro!”.
Grazie perché sei rimasto in questo “Mezzo Paradiso” che a volte ha più le sembianze di un “Mezzo Inferno” sentendoti dire pochissime volte “grazie”.
Grazie perché sei rimasto anche se ti abbiamo messo in discussione, “abbiamo” perché ho fatto molta fatica all’inizio nonostante la stima sincera nei tuoi confronti, anche se ti hanno ferito nella dignità (e qui mi riferisco alle critiche aspre che si leggono sui social).
Grazie perché in questo restare ci hai donato e hai donato a tutti quelli che non hanno capito, un amore infinito che non potrebbe essere giustificato da nient’altro se non da una fede enorme, da un amore enorme per la tua Chiesa.
All’inizio non capivo i silenzi, non comprendevo la linea editoriale del blog e come tanti fuori di qui interpretavo la pubblicazione di alcuni articoli come un tuo pensiero. Non comprendevo il ruolo, non comprendevo la missione, non comprendevo il tempo che dedicavi al mondo virtuale e dello spettacolo. Ma ho seguito il tuo esempio: ho scelto di stare per capire.
Una realtà non puoi giudicarla se non ne sei parte e quando ne sei parte capisci, proprio perché ne sei parte, che non devi giudicarla, ma amarla.
E in questo stare ho fatto, come tutti, esperienza dell’uomo, di un uomo che ama, sempre e nonostante tutto, nonostante la sua esile struttura.
Oggi ho seguito una parte della trasmissione “Storie italiane” e la solita domanda si è insinuata: “Ma cosa c’entra don Mauro in quel contesto? Tra gossip, cronaca nera e talk show?
C’entra eccome! E mi è sembrato improvvisamente chiaro che non solo c’entri ma che ce ne sono troppo pochi di sacerdoti come te. La gente non ha bisogno di finzione, di fiction, ma di sguardi, di gente che resta, di gente che parla d’amore, di perdono, di cambiamento, di vita nuova. E chi meglio di un sacerdote può portare l’amore?
Chi più di un sacerdote può dire che c’è principalmente bisogno di preghiere più che di giustizia? E oggi l’ho sentito quando lo hai detto in trasmissione!
Nei talk show si cerca di separare il male dal bene a tutti i costi, anche e soprattutto per innalzare barriere. Una persona come te fa la differenza, perché puoi far comprendere come il male possa sempre trasformarsi in bene e che il Mistero sta proprio quando ci si apre allo stupore.
Puoi ridare quella speranza, puoi aiutare le persone a reimparare lo stupore, che tanto manca a questi giorni disillusi o arrabbiati.
Don Mauro, mi è chiaro oggi che non ti ho ringraziato abbastanza per questo cammino che ci costringi a fare con te. Ci costringi perché è impossibile, frequentando il blog con continuità, non sentirsi provocati dall’amore.
Perchè noi camminiamo con te. Nelle tue meditazioni non fai lezioni ex cattedra, si percepisce che ti fai uno di noi, “uomo” in mezzo alle sfide dei nostri tempi, con la sapienza che ti è data in dono dallo Spirito Santo.
Di questa sapienza ho fiducia perché viene da un Altro. Ho fiducia, anche quando non sono d’accordo e te lo faccio presente. Ho fiducia che si possa camminare insieme. Ho fiducia che si possa creare una strada comune solo con la fiducia.
E con don Mauro ringrazio tutta questa famiglia, a partire dallo Staff, che non ha ancora un volto e non so neanche se sia una persona o tante ma che mostra ogni volta una disponibilità e una gentilezza senza pari.
E ringrazio gli amici con cui dall’inizio mi sono scontrata, a cui oggi rivolgo preghiere costanti, che sappiano perdonare i miei accorati dissensi e i miei monologhi prolissi.
Ringrazio gli amici che ho incontrato tramite il blog, gente che ha voluto conoscermi e con cui ho cominciato a fare un pezzo di strada insieme, fuori dal blog.
Perchè il senso del blog è in questo farsi vicini, in questo farsi compagni di strada, in questo volersi bene al di là delle idee, della vita, delle esperienze che uno possa fare, in questo crescere insieme.
Io, don Mauro, ho capito che tu ce la fai anche senza il nostro grazie ma oggi io, pubblicamente, ho bisogno di dirtelo e mi prendo la libertà di dirtelo anche a nome di tanti che conosco, che non scrivono ma sono continuamente provocati da quello che scrivi tu.
Prendilo come un dono di Maria questo grazie……sento che dovevo prestarle le mani sulla tastiera!
Un caro saluto
Cèline C.
Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.