METRO – Se facciamo la fila solo per lo smartphone
L’altro giorno in Sicilia l’affluenza alle urne non ha coinvolto neppure il 50% degli aventi diritto. Un tempo andavi a votare e ai seggi affrontavi file chilometriche; oggi, sembra che le code chilometriche le trovi solo per acquistare un iPhone nuovo. Forse non c’è nessuna relazione ma forse c’è e io la azzardo: se diventiamo solo “consumatori” perché ci trattano sempre come tali, ci abituiamo a mangiare, a guardare sempre e solo nel nostro piatto per vedere se è pieno: e, se lo troviamo non solo pieno ma anche alla moda, non c’importa più di cosa succede nel Paese. Ho il mio prodotto nuovo e, visto che è uno status simbol, una guerra silenziosa che combatto con amici e parenti, io ho vinto perché ho la marca migliore, più nuova, più costosa. La fila alla cabina per votare è una coda per farsi carico di qualcosa che non sono solo io: checché se ne dica, non si vota sola per interesse. Chi sceglie un uomo invece che un altro, un partito al posto di un altro, quattro conti con gli ideali, con i valori, con la dimensione spirituale della propria esistenza, li deve per forza fare. L’apostolo Matteo per mettersi in piedi e poi sulla strada della vita invece che seduto al banco delle imposte, deve per forza alzare gli occhi dai soldi. Stiamo in piedi, in coda, per l’iphone, ma non stiamo in piedi, in coda, per votare. Forse non c’entra nulla. Ma, invece, forse, c’entra.
Tratto da Metro