Blog / Lettere / Roberto Campopiano | 26 Settembre 2017

Le Lettere di Roberto Campopiano – Diritto alla Prova

Da un po’ di tempo rifletto su cosiddetto Diritto alla Prova, ovvero se esso esista nelle relazioni umane. Penso alla formula magica che usiamo in cucina: se vuoi un piatto perfetto devi prima assaggiarlo!
Non c’è una formula così per le relazione umane, come in amore che in amicizia, chiediamoci se nella libertà dei figli di Dio, sia legittimo assaggiare le persone.
Ci sono molte cose che possiamo dire sull’amore umano, moltissime sono state già dette nel bene e nel male: anche io nel mio essere Chiesa, voglio dire qualcosa.
Ho sempre pensato che il peccato originale di molte relazioni umane sia un cieco e vuoto egoismo, fine a sé stesso. Mi fanno tenerezza quei ragazzini che parlano di farsi una storia con una ragazza: come se si potesse dire tu domani non mi vai più bene, tu domani per me non esisti più.
Ognuno di noi ha bisogno di un enzima, di qualcuno che ci faccia veramente venire voglia di amare, di innamorarsi e decidere di esistere.
Mi piace pensare che amare è servire, è dare se stessi da mangiare, dedicarsi con attenzione all’altro, mettendo a disposizione il proprio tempo.
Il nostro linguaggio è pieno di recriminazioni, di cose che gli altri non fanno per noi, sia una telefonata o un gesto speciale.
Eppure il Vangelo può cambiare i nostri schemi, può mettere da parte per sempre quello strano interruttore che ognuno di noi ha sul cuore.
Smettiamola quindi di provare ad amare, facciamo finta che l’amore umano non ammetta la prova, che esiga come Dio, un sì di dono totale e definitivo verso l’altro.
Lasciamo agli altri, nella libertà dei figli di Dio, la scelta di chiudere ed aprire porte, di cancellare ricordi e attimi vissuti insieme:impariamo ad andare oltre i litigi, a perdonare largamente e ad accogliere sempre.
Essere fedeli a Dio è una grande promessa d’amore, anche io ho fatto esperienza di un Dio buono, vi voglio raccontare la sua tenerezza.
La logica della Croce non è il cuore degli uomini, quasi non ci appartengono le chiavi: lasciamo a Dio di scrivere parole nuove.
Io mi sono arreso a questa tremenda follia non umana, scegliamo chi ha promesso di amarci fino alla fine.
Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso.
Per questo e per molto altro, ritengo che dovremmo ancora riflettere sul diritto alla prova, è far risuonare nelle nostre coscienze la voce dell’Amore.”

Roberto Campopiano ha 35 anni, proviene da una famiglia numerosa di Salerno. Lavora a Trento come impiegato, laureato in legge, studia teologia. E’ stato educatore di Azione Cattolica per molti anni, attualmente si occupa di politica.