Massimo Gramellini – Mai dire buondì
M. Céline C. segnala il “Caffè” di Gramellini del 6 settembre scorso
Se prendi in giro la Famiglia Perfetta — come nello spot del Buondì dove una mamma giuliva che pota le rose viene sotterrata da un meteorite sotto gli occhi di una figlia che gorgheggia frasi fatte — ti accusano di urtare la sensibilità dei benpensanti e degli orfani. Ma se prendi in giro le famiglie alternative, ti accusano di urtare la sensibilità dei diversi. Se ironizzi sul carattere assertivo di certe donne, sei un fetido maschilista. Ma se ti fai beffe del becerume di certi maschi, passi immediatamente per rammollito. A meno che non ti venga in mente di raccontare una barzelletta sui gay: allora risulti come minimo fascista. Ma appena sposti il tuo sghignazzo sui fascisti, ti danno del nipotino di Stalin e ti mettono in conto i gulag e le foibe. Fai battute sui migranti e sei razzista. Falle sui razzisti e diventi buonista.
Non c’è più campo dello scibile umano o disumano in cui qualcuno non si senta urtato da quello che dici, qualunque cosa tu dica. Ogni intento ironico, cioè ogni sguardo laterale, viene vissuto come un attentato e ogni provocazione risuona come un’offesa lavabile solamente con l’insulto. La tentazione dell’autocensura non è mai stata tanto forte, così come l’attacco alla libertà di ironizzare su un fenomeno sociale senza doversi scusare o sentire in colpa. L’unico argomento su cui si può ancora scherzare in santa pace è se stessi. Ma, in un mondo impermeabile all’ironia, se ti dai del cretino c’è il rischio che ti prendano sul serio.
Prima parte dello spot
Seconda parte dello spot