Blog / Ciro Di Sarno | 24 Agosto 2017

Cartolina da Ischia – Un’isola modellata con il fuoco

Credo opportuno pubblicare sempre come “Cartolina da Ischia” giacché talvolta le cartoline si inviavano anche per comunicare brutte notizie. Grazie. Ciro

Un’isola modellata con il fuoco! Ecco cos’è in estrema sintesi Ischia che con Procida, Vivara e Nisida forma l’arcipelago delle isole flegree. D’altro canto, lo stesso toponimo greco “flègo” cioè ‘brucio’ oppure ‘ardo’, rimanda alla natura magmatica di queste ‘insulae’ di cui Ischia, l’antica Pithekoussai, è la più estesa con i suoi 46 km quadrati sui quali vivono circa 68 mila residenti, con punte che nel trimestre estivo, superano di gran lunga le 250.000 anime. Non vi è sfuggito che tra queste isole, non sia citata Capri che, pur situata nel Golfo di Napoli, appartiene ad un’altra area geologica, quella comune alla penisola sorrentina di cui essa è una continuazione; penisola che non è di natura vulcanica bensì tettonica. Dunque Capri: il “nido di Tiberio ed altri imperatori, che per le sue delizie scelse”(Parrino, 1700), è classificata come area a bassa sismicità  sebben disti da Ischia solo 32 km, proprio perché è di origine tettonica e non è di natura vulcanica come le altre 4 sorelle flegree. Di queste ultime, Ischia e Procida sono piuttosto vicine a Capo Miseno ed a Monte di Procida, con il quale condividono la stessa natura vulcanica; Vivara, attigua a Procida, è un altro cratere vulcanico originatosi circa 55.000 anni fa mentre Nisida, molto vicina a Posillipo, è di più recente genesi vulcanica databile a circa 10.00 anni fa.  Le isole flegree sono parte della più vasta area dei Campi Flegrei, oggi parco naturale di rilevante importanza per la propria ricchezza naturalistica e paesaggistica.

Ebbene, pur inclusa nel vasto ambito flegreo, Ischia è un laboratorio naturale unico per i vulcanologi che ne datano la nascita a circa 155.000 anni fa. Con la sua progressiva strutturazione orografica, nel corso dei millenni e in esito alle tante eruzioni successive,  si è  modellata l’attuale morfologia del territorio. Più in particolare, si data a circa 55.000 anni fa l’eruzione più imponente, estintasi con la formazione del massiccio del Monte Epomeo che si innalza al centro dell’isola fino a circa 800 metri sul livello del mare. Questo monte è geologicamente un horst vulcanico-tettonico (letteralmente “pilastro”), che si inserisce su un complesso sistema di faglie attive. Si comprende allora, la complessa genesi millenaria dell’isola d’Ischia, un ‘unicum’ geologico che ha convissuto nel lento scorrere dei millenni, con terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Le faglie sono fratture della crosta terrestre e si definiscono attive se tra le due masse rocciose della crosta da esse divise, si realizza un movimento con direzionalità le più diverse e tali da indurre poderosi innalzamenti o abbassamenti della superficie terrestre, definiti nel gergo specialistico come Horst (pilastro) o come Graben (avvallamento).

A corredo di questa breve nota, riporto una foto dell’isola d’Ischia datata al 1988 e pubblicata in un lavoro della geologa Franca Grimaldi, in “Quaderni della Ricerca Scientifica del CNR”. La foto riporta il contorno schematico dell’isola distinta in settori territoriali di colore diverso. In posizione centrale vi è un’ampia area color verde oliva: è il massiccio del monte Epomeo (horst) comprendente i comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e parte del comune di Forio; al lato destro, in verde intenso, vi è il graben corrispondente ai comuni di Ischia Porto e Barano; al lato sinistro, in viola il graben di parte dei comuni di Lacco Ameno, Forio e Serrara Fontana. Tra le parti distinte cromaticamente sono indicate le faglie della crosta terrestre sottostante, sicché l’isola può essere frazionata in zolle tettonicamente distinte laddove tra una zolla e l’altra vi è una faglia.

Proprio il complesso sistema di faglie attive dell’isola d’Ischia ne determina la forte sensibilità sismica giacché il movimento tettonico che ne deriva, mette “in carico” quantità micidiali di energia latente che poi, all’improvviso, si trasformano in energia dinamica, cioè in un terremoto.

Detto ciò si comprende perché il terremoto del 21 agosto abbia colpito prevalentemente le zone alte di Casamicciola Terme e di Lacco Ameno mentre sul versante dei comuni di Ischia e Barano si sia diffuso con relativa bassa energia sismica.  La faglia che divide i comuni terremotati da quelli illesi e cioè, la zona centrale verde oliva della cartina (horst) da quella verde intenso di destra (graben), ha lavorato come riduttore naturale dell’energia tellurica. Meno proficuo in tal senso,  il lavoro della faglia di gran lunga più limitata in lunghezza,  tra l’horst centrale ed il graben di sinistra dove l’onda sismica ha fatto sentire i propri effetti anche sul comune di Forio.

 

A conferma di ciò il dato storico. Nel 1883 il comune di Casamicciola Terme ed in parte quelli di Lacco Ameno e Forio, subirono una delle peggiori catastrofi sismiche del nostro paese; un terremoto valutato a ‘livello 10’ della superata Scala Mercalli (oggi 5,8 della scala Richter’). Oltre 2300 i morti ed il paese totalmente distrutto tanto che quel terremoto è passato in proverbio sino ad oggi, Tuttavia, furono risparmiati i comuni di Ischia e Barano cioè il graben di oriente, proprio per la lunga faglia che lo divide dall’horst centrale. Le case al di qua della faglia si polverizzarono; quelle al di là rimasero in piedi.

 

E l’abusivismo? Centra ma fino ad un certo punto. E’ vero che negli ultimi 40 anni l’isola ha subito un notevole incremento edilizio per lo più riqualificato in esito ai condoni edilizi. E’ altrettanto vero, tuttavia, che molte delle abitazioni crollate nelle frazioni di Casamicciola, sono vecchie case datate anche agli anni pre o post bellici. Si tratta di case costruite con le tecniche di allora e mai ristrutturate. Tra l’altro, con la ferrea disciplina vigente, gli stessi lavori sono talvolta anche di problematica esecuzione. Si poteva evitare: certamente no perché il terremoto non dà preavviso; si sarebbe solo potuto ridurre l’impatto con una migliore tenuta del patrimonio edilizio.

Anche l’origine del toponimo ‘Casamicciola’ può aiutarci a comprendere la naturale e intensa sismicità di quel comune dell’isola d’Ischia. Esso deriva dal greco che costruisce la parola ‘casamice’ e cioè paese dei funghi. Già in questo etimo gli antichi colonizzatori euboici che misero piede sull’isola 2.700 anni fa, vedevano in quelle zone verdissime e boschive, una inclinazione più naturalistica che edilizia. Ma il tempo passa e la misura delle cose cambia.

Salve, sono Ciro Di Sarno e vivo ad Ischia, una delle isole più belle al mondo. Venite a trovarmi e vi racconterò il resto della mia vita