
Cartoline da Ischia – Omosessualità e mito. Anche gli animali sono gay: che bufala!
E’ quantomeno avventato utilizzare modelli comportamentali animali per avvalorare stili di vita umani, quasi sorta di “copia e incolla” di pezzi di natura da innestare nel tronco della dialettica stirato oltre misura e partigianamente “pro domo sua”. Così facendo, si finisce per ragionare “ab hoc et ab hac” e le argomentazioni si intasano in un collo di bottiglia asfittico e monotono.
Ho letto con interesse i diversi contributi pubblicati su questo blog in tema di omosessualità, e due aspetti sono particolarmente sottolineati e dibattuti. La prima tesi tenderebbe a dimostrare che l’omosessualità sia connaturale dal momento che, svariate specie animali la praticano abitualmente o saltuariamente. La seconda tesi è che la omosessualità sia conforme alla natura umana né più né meno come l’eterosessualità.
Ho deciso di pubblicare alcune mie “cartoline” dedicate ai due aspetti sopra evidenziati e farò scarsissimo affidamento a links, bibliografia web, ecc. Cercherò, invece, di fornire un mio personale contributo che mi deriva da una più che venticinquennale attività di medicina veterinaria praticata sia su animali da reddito, sia su pets, nonché dallo studio della medicina umana che, nonostante l’età non più verde, non ho ancora ultimato con la simbolica laurea (purtroppo il patrimonio neuronale comincia a difettare). Cercherò di essere netto e schietto, mai offensivo verso chicchessia e mi scuso in anticipo se evocherò fatti, circostanze ed immagini fastidiose, mai irriverenti o sarcastiche, non solo in questo articolo ma anche nei successivi.
Dunque si sostiene che l’omosessualità sia connaturale semplicemente perché praticata da diverse specie di mammiferi, uccelli o pesci.
Osservo in prima battuta che questa semplice analogia, se ampliata anche ad altri comportamenti animali, porterebbe ad affrancare taluni comportamenti umani dai ponderosi volumi di psichiatria ove sono custoditi o dalle patrie galere. Cito solo tre esempi tra i tanti che potrei proporvi. Il primo è la coprofagia: parafilia con ingestione volontaria di feci, osservabile ad esempio in pazienti schizofrenici. Ebbene, la coprofagia è un comportamento alquanto diffuso tra gli insetti e comune anche tra elefanti, koala, ippopotami e, tra i domestici, anche tra maiali e cani. Anche le antropomorfe la praticano, in specie il gorilla e tutti allo scopo di trarre dalle feci elementi nutrizionali di integrazione alla propria dieta. Il coniglio, poi, è una sorta di ruminante delle proprie feci giacché gli è vitale la ciecotrofia, cioè la ingestione dei propri escrementi non ancora digeriti, che preleva direttamente dai peli circostanti l’ano ove aderiscono.
Ancora, è noto che il cannibalismo sia una pratica alquanto diffusa tra gli animali.
La nostra amabile gattina di casa ad esempio, può trasformarsi in novella “Medea” ed uccidere i propri figli appena nati se non fosse in grado, ad esempio, di allattarli. Anche il maschio del gatto può arrivare a tanto pur di non avere in futuro competitori sulla scena di caccia e di possesso delle femmine.
Infine, nessuna femmina animale accetta il maschio se non quando il ciclo ovarico è nella fase del picco degli estrogeni, quando cioè ovula. Né prima, né dopo ma solo ed esclusivamente ai fini della procreazione.
Ora, guardando alla coprofagia ed al cannibalismo del mondo animale, ci verrebbe mai in mente di affrancare analoghi comportamenti umani dalla malattia mentale e dal codice penale? Ed osservando il monotono e fulmineo coito animale, programmato dall’orologio della natura in predeterminati momenti, saremmo mai disposti a fare altrettanto con il nostro partner? L’uomo è il solo “animale” capace di amare anche al di fuori dei periodi ottimali per la riproduzione, e perciò ha sviluppato una potente sensibilità ed immaginazione che fanno dell’amplesso carnale l’inarrivabile esperienza che tracima da sempre, nei capolavori dell’arte figurativa, della musica, della letteratura. Come non perdersi estasiati ascoltando Violetta che prima di salire in carrozza, si congeda da Alfredo con un ultimo canto di addio e di amore: quello più struggente……. ‘Amami, Alfredo!’.
Bene, continuo questa mia prima disamina, venendo ad alcuni esempi di presunta omosessualità animale tra i più citati. E’ noto che in una mandria di vacche (femmina del bovino che abbia partorito almeno una volta), taluni esemplari “montino” altri mimando la copula. Ora, avendo lavorato presso una nota azienda produttrice di latte con allevamenti in tutta Italia, posso dirvi di aver osservato frequentemente questo fenomeno così come lo osservo anche tra i cani in particolare, a motivo della preoccupazione dei proprietari che giudicano sgradevole che il proprio quadrupede monti la coscia della figlia; il pupazzo del nipotino o il cane del vicino. Ebbene, sintetizzando al massimo, l’etologia insegna, da Lorenz in poi, che questi comportamenti simil-copulativi non sono affatto atti sessuali, ma simbolici necessari a regolare le gerarchie del gruppo. Se avete mai osservato un tale comportamento tra due cani maschi, non vi sarà sfuggito che il cane “montato” reagisce in due possibili modi. O sottostà passivamente al cane che monta (dominante), quasi senza avvedersene, continuando a fiutare tracce qua e là o addirittura a mangiare dalla scodella quando l’altro ne continua ad “abusare”; oppure si ribella, mostra i denti, cerca di mordere o fugge. Nel primo caso il cane “montato” si comporta da gregario subalterno e non ha alcun interesse a dimostrare il contrario; nel secondo caso invece, è un giovane dominante in cerca di un ruolo, indisponibile a segnare il passo. Anche quando il cagnolino di casa monta il peluche peloso e caldo, o il cagnolino del nostro vicino, non sta compiendo alcun atto sessuale, ma ciò che gli etologi chiamano “modulo comportamentale autonomo”. Si tratta cioè, di modalità di comportamento, diverse secondo le finalità (accoppiamento, procacciamento del cibo, gerarchie di gruppo, ecc.) che l’animale tiene costantemente in esercizio anche quando esse non servono. Nel gioco, ad esempio, si connotano e si perfezionano molti dei moduli autonomi degli animali; all’interno delle colonie o in branco, i giovani soprattutto, sono costantemente impegnati a rafforzare i propri moduli comportamentali.
Tutti coloro che hanno gatti in casa osservano il proprio felino che in giardino si apposta puntando una preda possibile, magari una lucertola o un uccellino. Quantunque ben nutrito e sazio, si esercita costantemente nella caccia e qualora catturi un topolino, non lo mangia ma ci “gioca” lanciandolo di qua e di là con la zampa quasi ad esortarlo nella fuga. Ebbene in quel momento tiene allenato, pena l’atrofia, il proprio istinto di cacciatore. Così il cagnolino che monta il cagnetto del vicino, non sta tentando un approccio omosessuale, ma rafforzando il comportamento che prima o poi dovrà avere e cioè quello della monta con una bella cagnetta.
Il comportamento di cavalcare un proprio simile dello stesso sesso come detto, è comune tra i bovini e soprattutto, tra gli ovini. Si tratta solo di giochi istruttivi; la sessualità di quegli animali è e sarà perfettamente naturale in prosieguo, e soprattutto fertile così come testimonierebbero senza indugio mandriani e pastori.
Fine prima parte
Salve, sono Ciro Di Sarno e vivo ad Ischia, una delle isole più belle al mondo. Venite a trovarmi e vi racconterò il resto della mia vita