
Le Lettere di Ciro – Vaccino si, vaccino no: che dilemma
Il possente braccio di ferro in atto nel nostro Paese tra pro-vax ed anti-vax, mi fa volare a ritroso di dieci secoli quando, nelle lontanissime terre d’oriente, Wang Tan descriveva una singolare tecnica medica. Dalla pelle di malati terminali di vaiolo, prelevava con cura le croste morbose che, lasciate essiccare per un po’ e poi finemente triturate fino a farne polvere, venivano insufflate con peculiari cannucce lignee, nelle narici dei bimbi sani. E, grosso modo in quel periodo – siamo agli esordi del II millennio – lungo il Gange i Sadhu, cioè gli “uomini buoni”, utilizzavano la materia vaiolosa di rinsecchiti hinduwan, per frizionare la pelle scarificata al bisogno, di bimbi sani. Cinesi e indiani, insomma, 800 prima di Jenner, sapevano, senza supporre nemmeno per sogno l’esistenza di batteri e virus (del resto neppure Jenner lo supporrà), sapevano, dicevo, che il prodotto delle pustole vaiolose in una qualche maniera proteggeva i sani dalla malattia. Il nome stesso di vaccino è emblematico giacché deriva da vacca (per definizione zooiatrica, femmina di bovino che abbia già partorito), cioè dall’animale dalla cui cute mammaria Jenner prelevò il pus infettivo per inocularlo nella cute di bimbi sani nell’Inghilterra non ancora vittoriana.
Tempo fa, in un acceso dibattito dopo una conferenza in argomento, molti dei presenti, soprattutto mamme giovani, palesavano il loro disappunto per i vaccini poiché ritenute sostanze “pericolose” alla stregua degli additivi chimici negli alimenti o di farmaci. In altri termini, si rifacevano al legittimo principio salutista di non propinare ai propri figli potenziali sostanze dannose. Molte di quelle mamme si affidavano a medici omeopati per la cura dei loro bambini, utilizzavano alimenti “Bio”, palesavano il proprio cruccio per il futuro degli eredi tinteggiato piuttosto di grigio. Erano effettivamente e comprensibilmente spaventate.
La più parte di medici anti-vax che leggiamo in argomento, sono anche omeopati, omotossicologi, ayurvedici o tradizionalisti cinesi, insomma, tecnici della medicina non convenzionale che è bene puntualizzare, dal 2002 è riconosciuta, in virtù del loro rilievo sociale, dal Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Odontoiatri.
La posizione anti-vax, in altre parole, mi sembra più di scorcio di quanto appaia di primo acchito. In primo piano è marcato l’aspetto più eclatante: i vaccini sono possibili fattori etiologici dell’autismo e, più in generale, di malattie neurologiche. Su una posizione leggermente posteriore, si attesta la convinzione complottista che le lobby delle case farmaceutiche facciano ostaggio dei sistemi sanitari mondiali per vendere vaccini. Infine sullo sfondo, non ultima (anzi), meno delineata, la posizione direi più salutista.
In buona sostanza, credo che la posizione anti-vax derivi più da un atteggiamento di particolare e talora eccessiva attenzione e cura per la propria salute, celato tra preoccupazioni ingiustificate e tesi complottiste. Ciò a mio avviso, ha supporto psicologico nel fatto che: a fronte di un beneficio possibile e cioè che la vaccinazione prevenga una malattia con la quale è possibile che non verrò nemmeno a contatto, assumo il rischio immediato di un danno (che statisticamente non ha rilevanza). Mutatis mutandis, è lo stesso stratagemma psicologico in uso tra i fumatori: a fronte di un piacere immediato (il fumo può essere un piacere), c’è la possibilità che tra 20 o 30 anni mi verrà un cancro polmonare…..mi prendo il piacere ora!!
Questo distinto signore dal camice immacolato e dallo sguardo bovino sono io….e qui sono nel mio studio veterinario, sotto casa, dove passo i miei pomeriggi a curar “bruti” e talvolta “bipedi”. Di mattina però vivo tra fascicoli e registri dirigendo l’ufficio veterinario della Asl con competenza sulle isole di Ischia e Procida. Un non so che di romantico mi prende quando, per lavoro, mi reco a Procida attraversando lo stretto canale che la divide da Ischia, a bordo di piccoli gozzi di pescatori irruviditi dal sole. Quattro figli e una moglie…sempre la stessa da 25 anni (oggi è bene precisare). Qualcosina faccio ancora all’Università dove riesco a coltivare interesse per il mio “primo amore”: ‘l’istituto di malattie infettive’ dove i bei ragazzi di un tempo che lo frequentavano nelle loro giacche di buona stoffa, oggi sono canuti e signorili professori.