Le Lettere di don Sergio – Una nuova morale
Questo riprodotto è il racconto che Dario Fo ha letto al funerale laico di Franca Rame dicendo che l’aveva scritto lei
“Siamo nel Paradiso terrestre. Dio ha creato alberi, fiumi, foreste animali e anche l’uomo. O meglio il primo essere umano ad essere forgiato non è Adamo ma Eva, la femmina! Che viene al mondo non tratta dalla costola d’Adamo ma modellata dal Creatore in un’argilla fine e delicata. Un pezzo unico, poi le dà la vita e la parola. Il tutto “prima” di creare Adamo; tant’è che girando qua e là nel paradiso Eva si lamenta che… della sua razza si ritrovi ad essere l’unica, mentre tutti gli altri animali si trovano già accoppiati e addirittura in branco. Ma poi eccola incontrare finalmente il suo “maschio”, Adamo, che la guarda preoccupato e sospettoso. Eva vuol provocarlo e inizia intorno a lui una strana danza fatta di salti, capriole e grida da selvatica… quasi un gioco che Adamo non apprezza, anzi prova timore per come agisce quella creatura… al punto che fugge nella foresta a nascondersi e sparisce; ma viene il momento in cui il Creatore vuole parlare ad entrambe le sue creature, umane. Manda un Arcangelo a cercarli. Quello li trova e poi li accompagna dinnanzi a Dio in persona. L’Eterno li osserva e poi si compiace: “Mica male! mi siete riusciti… E dire che non ero neanche in giornata… ! Voi non lo sapete perché ancora non ve l’ho detto ma entrambi siete i proprietari assoluti di questo Eden! E sta a voi decidere cosa farne e come viverci. Ecco la chiave. E gliela getta. Vedete, qui ci sono due alberi magnifici (e li indica), uno – quello di sinistra – dà frutti copiosi e dal sapore cangiante. Questi frutti, se li mangiate, faranno di voi due esseri eterni. Sì, mi rendo conto che ho pronunciato una parola che per voi non ha significato: eternità… Significa che avrete la stessa proprietà che hanno gli angeli e gli arcangeli, vivrete per sempre, appunto in eterno! A differenza degli altri animali non avrete prole, perché, essendo eterni, che interesse avreste di riprodurvi e generare uomini e donne come voi, della vostra razza? L’altro albero invece produce semplici mele, nutrienti e di buon sapore. Ma attenti a voi, non vi consiglio di cibarvene! E sapete perché? Perché non creano l’eternità… ma in compenso, devo essere sincero, grazie a loro scoprirete la conoscenza, la sapienza e anche il dubbio. Ancora vi indurranno a creare a vostra volta strumenti di lavoro e perfino macchine come la ruota e il mulino a vento e ad acqua. No, non ho tempo di spiegarvi come si faccia, arrangiatevi da voi. … tutto quello che scoprirete; e ancora queste mele, mangiandole, vi produrranno il desiderio di abbracciarvi l’un l’altro e di amarvi… non solo, ma grazie a quell’amplesso, vi riuscirà di far nascere nuove creature come voi e popolare questo mondo. Però attenti, alla fine ognuno di voi morirà e tornerà ad essere polvere e fango. Gli stessi da cui siete nati. Pensateci con calma, mi darete la risposta fra qualche giorno. Addio.” “No. Non c’è bisogno di attendere, Padre Nostro! – grida subito Eva – Per quanto mi riguarda io ho già deciso, personalmente scelgo il secondo albero, quello delle mele. Se devo essere sincera, Dio non offenderti, a me dell’eternità non interessa più di tanto, invece l’idea di conoscere, sapere, aver dubbi, mi gusta assai! Non parliamo poi del fatto di potermi abbracciare a questo maschio che mi hai regalato. Mi piace!!! Da subito ho sentito il suo richiamo e mi è venuto un gran desiderio di cingermi, oh che bella parola ho scoperto cingermi!, cingermi con lui e farci… come si dice?! Ah, farci l’amore! So già che questo amplesso sarà la fine del mondo! E ti dirò che, appresso, il fatto che mi toccherà morire davanti a tutto quello che ci offri in cambio: la possibilità di scoprire e conoscere vivendo… mi va bene anche quello. Pur di avere conoscenza, coscienza, dubbi e provare amore… ben venga anche la morte!” Il Padreterno è deluso e irato quindi si rivolge ad Adamo e gli chiede con durezza: “E tu? …che decisione avresti preso? Parlo con te, Adamo sveglia! Preferisci l’eterno o l’amore col principio e la fine?” E Adamo quasi sottovoce risponde: “ Ho qualche dubbio ma sono molto curioso di scoprire questo mistero dell’amore anche se poi c’è la fine”.”
Probabilmente qualche lettore cattolico sarà rimasto perfino compiaciuto di questi riferimenti religiosi, ma segnalo come questo racconto è un tipico esempio di “allegoria gnostica” presente nella gnosi moderna, così come lo era in quella antica.
Siamo di fronte un tipo di “esegesi” della Sacra Scrittura che ne stravolge il senso autentico, considerato troppo “scontato” e ne trasmette un significato “nascosto” secondo un’allegoria che si autopresenta come “originale, anticonformista e ribelle”.
Dio è rappresentato come un vecchio bonario, ma noioso, al pari delle sue regole, tipiche degli anziani che vorrebbero sempre vicino a loro i propri figli, togliendo loro ogni libertà ed autonomia.
Le regole che Dio dà agli uomini sono, in qualche aspetto, simili, ma, nella sostanza, ben diverse da quelle della Genesi: la donna (femminista e disinibita senza malizia) trasmette all’uomo (inibito e timoroso) il gusto per la vita; gli uomini sono i padroni assoluti del mondo; possono scegliere liberamente tra due tipi di vita.
Il peccato non esiste, e viene trasformato in una scelta libera del piacere procreativo anche se comporta la morte, ma tale scelta per il piacere viene arricchita però dalla conoscenza, cosa che nell’altro caso sarebbe stata inutile; l’eternità è vista come un tempo infinito di noia senza procreazione perché non ce ne sarebbe bisogno.
Il dispiacere (e non castigo) di Dio viene considerato come stizza per aver preferito l’opzione meno gradita a Lui.
Viene così stravolto (per gioco?) il senso autentico dell’ordine della Creazione e del fondamento della morale. Il bene non si fonda sull’essere, ma è un’opzione nominale, fondata solo sul gusto arbitrario di Dio. La conoscenza è vista come mezzo per una divinizzazione dell’uomo e comporta un superamento della morale, percepita solo come regola arbitraria. Non c’è nessun peccato a violare l’ordine morale, anzi la scelta non gradita a Dio è segno di libertà ed autonomia.
Lo svuotamento della moralità, ridotta ad opzione soggettiva di ciò che si ritiene piacevole, è diventato da molti anni il “leitmotiv” di tanta letteratura, salvo poi trasformarlo in “tragedia” quando il destino faccia andare qualcosa storto. La letteratura non è un testo di morale, per cui queste idee non sono presentate come tali, ma, risultando semplicemente come ciò che guida l’azione dei personaggi, sono introdotte di fatto e continuamente, senza alcuna riflessione, che verrebbe valutata con insofferenza come “moralismo”.
Quindi l’idea che viene trasmessa è che il “senso” nascosto della Genesi, che solo gli “illuminati” riescono a cogliere, rivela che: il peccato non esiste, ciò che conta è fare esperienze e godere del mondo materiale, Dio è un bonaccione un po’ iroso, ma la donna ha scoperto il trucco e può competere con Lui quanto a furbizia (… e pazienza se non è vero niente!).
Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito
Ricordo che anche per “L’angolo del teologo” vale ciò che vale per ogni Lettera, e cioè che l’autore è l’unico responsabile di quanto ha scritto.