Articoli / Blog | 30 Aprile 2017

FaroDiRoma – Il fondamentalismo dell’amore vince ogni altro fondamentalismo

“Per Dio, è meglio non credere che essere un falso credente, un ipocrita!”. Questa mattina al Cairo, non solo davanti ai cattolici ma anche dinnanzi ai copto ortodossi, ai cristiani di altre confessioni e ai musulmani, Papa Francesco dice che per Dio è meglio essere atei piuttosto che falsi credenti, cioè ipocriti. Leggo questa frase su twitter e mi fermo in piedi. In mezzo alla strada. In fondo al cuore l’ho sempre saputo. Credo si possa affermare che strizzando per bene le prediche mie come quelle di tanti altri preti, è quel che rimane quando si scartano per bene. Ma la verità detta con questa lucidità, con questa abbagliante purezza, acceca. Addirittura fa male. E mi accorgo di non aver mai detto a nessuno: meglio che diventi ateo piuttosto che continuare ad essere un credente così. Soprattutto di non averlo mai detto a me stesso. Eppure, in fondo, riconosco queste parole come quelle vere del vangelo. Come avviene quando un bambino dice in mezzo agli adulti la verità imbarazzante che tutti sanno solo che la si volesse ammettere: allora lo sciocco ride, qualche altro azzittisce e guarda altrove, ma i più si rabbuiano. Il Papa, come i bambini del vangelo, ha ragione. Per questo i cattolici, non di rado, con lui si rabbuiano. Ma lui va avanti e chiede ai cristiani e a tutti i credenti, di imparare a declinare nella loro vita il verbo amare. Declinare: perché la radice è Dio e le desinenze sono le persone da amare. Che significa non solo persone da accudire ma anche, spesso, persone cui affidare noi stessi e la nostra vita. È un’esperienza quotidiana. Di chi ci fidiamo? Di chi ci ama. Crediamo ai genitori e a coloro cui essi ci affidano, perché ci amano. A scuola impariamo se abbiamo insegnanti empatici, che ci vogliono bene. Che amano il loro lavoro di maestri e amano i loro alunni. Ci affidiamo a professionisti quando vediamo che nella loro professione mettono amore, che significa cura, passione, attenzione. Il Papa dice no al fondamentalismo perché dice sì all’unico fondamentalismo davvero fondamentale: quello dell’amore. Il fondamentalismo dell’amore vince ogni altro fondamentalismo. Mentre gli altri fondamentalismi si chiamano violenza, inganno, tradimento, sangue, il fondamentalismo dell’amore significa “vita”: da dare e da ricevere.
Dobbiamo chiamare Dio con il suo nome, e il suo nome è Amore. Amare l’altro è l’unico fondamentalismo ammesso perché mai, neppure in nome di leggi, dottrine, istituzioni, dogmi, amare significa danneggiare l’altro. Vuol dire anzi donargli la propria vita. Vuol dire amarlo anche se è nemico. Se no meglio essere atei. Di quelli onesti che dicono che loro a Messa non ci vanno. Che le preghiere non le dicono. Che non capiscono adorazioni eucaristiche e rosari. Meglio questi atei piuttosto che credenti che pregano ma che non hanno la loro vita buona che prega accanto alle loro preghiere. Meglio non avere Dio nelle parole se poi Dio non è nella vita di chi prega. Un “dio” fatto solo di una consonante e due vocali, un “dio” che difende le nostre arroganze e maschera le nostre ipocrisie allontanando e annullando chiunque sia “nemico” è meglio perderlo che averlo accanto. Solo con questa onestà di vita si può testimoniare la propria fede tra fedi diverse. Perché Dio ha nomi diversi ma la sostanza dell’amore è identica. Sempre.

Tratto da FarodiRoma