Blog / Don Sergio Fumagalli | 14 Aprile 2017

Le Lettere di don Sergio – La gnosi marxista

Anche se il marxismo sembra ormai essere passato di moda, vale la pena soffermarsi ancora sui motivi per cui esso può essere definito una gnosi di carattere razionale, immanente, attivista ed ottimista.

Il marxismo è una gnosi secolarizzata di grande influenza culturale, le cui conseguenze continuano ad essere presenti nella cultura contemporanea ed è importante non illudersi sul “dialogo” che un cristiano può instaurare con simili impostazioni ideologiche, specialmente quando hanno la pretesa che come prima cosa si debba accogliere il loro punto di vista.

Il suo carattere razionale ed immanente è ereditato come ultima fase del processo di evoluzione del razionalismo che, partito dalla considerazione della ragione umana come Spirito Assoluto, negato progressivamente qualsiasi legame o dipendenza da un Dio trascendente, pone se stesso come autorivelazione e autoredenzione dell’umanità. La conclusione della filosofia idealista tedesca è quella di manifestarsi come autentica gnosi, conoscenza salvifica che risolve in sé la religione: assumendo dal cristianesimo la fraseologia religiosa, lo svuota dei suoi contenuti storici concreti, di intervento reale di Dio trascendente nella storia dell’uomo, per presentarsi come un cristianesimo superiore, spirituale ed immanente. Questo ateismo mascherato da «teologia superiore» viene reso chiaramente manifesto dal marxismo, la cui gnosi ribalta la costruzione hegeliana e la prosegue con l’assunzione che tutto il processo storico è un processo umano e non dello Spirito, prodotto unicamente dalle condizioni materiali. La gnosi marxista si presenta dunque con l’affermazione che l’Uomo è l’essere assoluto, che l’attuale situazione di schiavitù e sofferenza è dovuta all’inganno di sentirsi dipendenti da Dio, che il peccato da cui occorre liberare l’uomo è proprio la religione, che la situazione economica dell’umanità sta giungendo ad un punto esplosivo e che il proletariato è la classe eletta che, guidando la rivoluzione, può dar vita al nuovo mondo liberato da qualsiasi dipendenza e sofferenza.

Si passa quindi dalla gnosi contemplativa hegeliana alla gnosi attivista ed ottimista marxista: la totale fiducia che questa fantastica promessa avrà compimento, cosa che secondo Marx aveva un solido fondamento scientifico, costituisce la nuova religione atea, sostitutiva di qualsiasi altra religione. La gnosi marxista si presenta come religione intrinsecamente atea, poiché si fonda sull’esigenza di un’indipendenza radicale da Dio, sia come premessa necessaria che come esito ineluttabile della rivoluzione; la religione trascendente deve essere sostituita dalla religione politica immanente ed il compimento della rivoluzione costituisce l’unico criterio, secondo il concetto di «ortoprassi», per giudicare la bontà di ogni azione: il solo giudizio (morale) cui il rivoluzionario marxista dice di volersi sottoporre è quello della Storia.

Ma, per i teorici marxisti, i problemi sono sorti sempre al momento delle realizzazioni pratiche del progetto, che non potevano essere rimandate all’infinito per quanto il compimento delle promesse fosse mantenuto il più possibile nel vago: nessuna delle rivoluzioni tentate ha mai potuto dichiararsi conclusa, ma è stata sempre considerata transitoria o incompleta, per qualche motivo estraneo alla rivoluzione stessa. L’accorgersi che la rivoluzione non si compiva spontaneamente o comunque non così facilmente, come si era ipotizzato «scientificamente», ha progressivamente spostato l’attenzione di coloro che non erano disposti alla «revisione della teoria», verso l’attuazione spregiudicata delle tecniche di conquista e di mantenimento del potere, rendendo manifesta la loro dissimulata volontà di potenza. Trovano una chiara spiegazione in tal senso l’idea della “guida” (prima gli intellettuali ideologi e poi il partito) come «vera coscienza» del proletariato, la cancellazione della memoria storica e la manipolazione del linguaggio ai fini del mantenimento della tensione rivoluzionaria e per il mascheramento degli insuccessi, ed infine l’opzione di ammettere la necessità di una rivoluzione nazionale prima che universale.

A questo punto è senz’altro necessario distinguere l’«ideologo» dal semplice comunista, perché se il primo può essere qualificato come truffatore intellettuale, il secondo è spesso solo uno che ha subito, più o meno inconsapevolmente, l’inganno manipolatorio. Anche la sottolineatura del carattere intrinsecamente ateo e privo di qualsiasi anelito di moralità e di giustizia della filosofia marxista non deve essere considerata un giudizio di condanna delle intenzioni di tutti i militanti comunisti o socialisti.

L’evoluzione storica del marxismo ha visto anche il tentativo di «revisione» operato da Gramsci, che, opponendosi all’esito oppressivo del totalitarismo leninista e staliniano, escludeva una rivoluzione materialista e violenta. Ma anch’egli rimase sempre nella prospettiva totalitaria, poiché propugnava un regime politico-filosofico che esigeva dai cittadini un’adesione onnicomprensiva in vista di una radicale trasformazione della società, ed individuava nell’egemonia culturale (con il monopolio della cultura e dell’informazione) il metodo adeguato per raggiungerla.  Il gramscismo, sostituendo la dialettica proletariato – borghesia con quella progressisti – conservatori, costituì il primo passo verso il trionfo della nuova borghesia progressista che rappresenta una forma di gnosi ancor più secolarizzata.

Don Sergio Fumagalli è nato nel 1957 ed è diventato presbitero il 21 maggio 2005. Attualmente è vicario nella Parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino a Roma. Ha un suo sito

Ricordo che anche per “L’angolo del teologo” vale ciò che vale per ogni Lettera, e cioè che l’autore è l’unico responsabile di quanto ha scritto