Blog / Renato Pierri | 21 Gennaio 2017

Le Lettere di Renato Pierri – Nel nostro Paese Dio arriva sempre in ritardo

“Dio dov’è mentre la terra continua a tremare?”, la solita domanda davanti alle tragedie, la solita domanda che non ha risposta. O meglio, non ha risposta soddisfacente per un credente, giacché la risposta è che Dio con la tragedia non c’entra un bel nulla, che Dio lì, sul luogo della tragedia, non c’è. E dov’era Dio quando la valanga di neve è piombata sull’albergo di Rigopiano? Forse era distratto, forse stava meditando, forse dormiva come il dio Baal. A porre la domanda, questa volta, è il prete e scrittore Mauro Leonardi su Il Sussidiario.net. Vediamo come si risponde: «C’è stato l’ennesimo colpo di coda del terremoto. E questo impone presenza e vicinanza. “Non lasciateci soli”: è l’appello più frequente dopo i disastri. Ecco questa è la domanda cui la nostra fede deve saper rispondere sempre meglio. Mai più soli. Non tanto tempo fa Padre Giulio Michelini spiegava che nei vangeli il terremoto è teofania, non castigo. Qualcosa cioè che veicola, paradossalmente, un contenuto di stampo positivo. È un modo per dire come la salvezza di Dio si manifesta in maniera sconvolgente, imprevedibile e incontrollabile: è “un terremoto”, si dice. E lo sarebbe davvero, il terremoto, se la benzina delle nostre azioni non fossero più l’ira e la paura, destinate ad affievolirsi, ma la speranza che mette all’opera per un mondo più solido perché più solidale». Non è castigo, è teofania. Bella consolazione! Forse poco delicata nei riguardi dei terremotati, giacché la manifestazione divina ha portato morte e sofferenza. Una religiosa signora commenta così, sul blog “Come Gesù”: “Ieri molte persone anziane sono state soccorse, portate in ospedali. Molte persone raggiunte nonostante la neve nei paesi isolati.  Lì, nel bene, io vedo Dio”. Bella consolazione! Nel nostro Paese Dio arriva sempre dopo, sempre in ritardo.

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