Il Pasquino – Caro Papa se sposarsi è coraggioso perché lo stesso coraggio non è richiesto a preti e suore?
“Gli sposi novelli io li chiamo i coraggiosi perché ci vuole coraggio per sposarsi e farlo tutta la vita”. Sono parole di Papa Francesco all’Udienza Generale di ieri e sono idee e modi di dire espressi altre volte .
Strano discorso quello del Papa, a pensarci bene: lui è un prete e sa che nella Chiesa cattolica un prete e un religioso rispetto al loro voto possono tornare indietro e sposarsi mentre, per chi si sposa, il matrimonio è indissolubile. È, come ha appena ripetuto, “per tutta la vita”.
Sono domande che la gente si fa, sono domande che la gente te le fa: e bisognerebbe trovare il modo di dare delle risposte convincenti. Con le risposte classiche, quelle che il matrimonio è di diritto naturale e il celibato di diritto ecclesiastico, ci ho provato ma non arrivo tanto lontano: convinco i già convinti, non gli arrabbiati, i delusi, i sofferenti. La domanda rimane: perché nella Chiesa preti suore e affini possono retrocedere rispetto alla loro decisione e invece gli sposati non possono cambiare idea rispetto allo sposarsi?
Oltretutto lui, il Papa, che è sacerdote come me, sa benissimo che il sacerdozio cattolico è innestato in quello di Cristo che è “sacerdote per sempre” e invece chi si sposa lo è “solo” fino a che “morte non vi separi”.
Strano discorso quello del Papa, strano discorso quello della Chiesa. Strano discorso, profonda asimmetria, difficile da spiegare. Poiché ogni vocazione è per sempre, che differenza fa che sei prete o marito o monaco? È per sempre perché ogni vocazione è una chiamata ad amare quello che si è e l’unico modo di amare è per sempre o è non amare: e questo dovrebbe valere anche per i preti allora non solo per chi si sposa. E invece una suora, un religioso, possono uscire dal loro ordine e dal loro stato: non dico che sia facile o indolore ma è possibile, anzi di più, è lecito e addirittura cosa necessaria in alcuni casi di vita. Se vorrà potrà sposarsi, otterrà dispense, documenti e ok vari. Potrà. E, se vorrà e ci riuscirà, potrebbe pure essere un matrimonio santo.
Ripeto: perché un sacerdote, seppur sacerdote per sempre, può ottenere una dispensa al celibato e un marito, una moglie, sposati in chiesa “finché morti non li separi” se lasciano il rispettivo consorte, per la Chiesa rimangono sposati per sempre?
E non confondiamoci con la dichiarazione di nullità matrimoniale – “il divorzio cattolico” – : l’iter della dichiarazione di nullità permette di dire che non si è mai stati sposati ma qualora si accertasse che sei stato sposato anche per un solo giorno, solo la morte può scioglierti da quel per sempre, da quel legame indissolubile.
Perché?
Qui, non voglio provare a dare tante risposte teologiche perché poi, in fin dei conti, le sole risposte teologiche che contano sono quelle umane, quelle che nascono lì dove Dio e l’uomo si incontrano, nell’amore come che sia. Però pensiamoci. Poco tempo fa, durante il Giubileo della Misericordia, il Papa ha incontrato ex preti con le loro moglie e i loro figli : forse uno dei motivi per cui ha scritto il capitolo VIII di Amoris Laetitia è proprio perché vuole che la Chiesa si comporti allo stesso modo con i divorziati risposati.
Tratto da Il Pasquino
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