Blog / Stefania Perna | 02 Dicembre 2016

Le Lettere di Stefania Perna – Mi hanno insegnato altro

Ripensavo a quella intervista e all’allusione alla donna che si lamentava di non poter essere assolta a differenza di Totò Riina (Huffington Post). E provavo un profondo senso di smarrimento-tristezza.
Si perchè a me, è stato insegnato ben altro.
Mi hanno insegnato ad esempio, che davanti a Dio siamo tutti peccatori nella stessa misura;  e solo Lui, che legge nei cuori, può valutare bene fino a che punto o le attenuanti di ognuno.
Mi hanno insegnato che il per-dono è appunto un super-dono da invocare e non da pretendere.
E  mi hanno insegnato soprattutto,  che non si fanno MAI paragoni in campo morale.
Cioè dire “ perchè io no e Riiina si”, non sarebbe mai argomento che un sacerdote deve usare per sostenere le sue idee…ma sarebbe piuttosto  chiaro indizio di una strada da fare: in cui lui (il sacerdote) dovrebbe sostenere la donna! Invece di sostenere gli argomenti della donna, dovremmo portarla ad “ argomentare” in modo diverso! Nel senso di portarla progressivamente a crescere nella umiltà e delicatezza con Dio: in fondo non è questo il motivo dell’avvicinarsi al sacramento della confessione? Delicatezza  ed umiltà, significano ad esempio:  non pretendere, ma supplicare,  non paragonarsi, ma, nel momento della confessione, pensare che ci sono solo due personaggi in scena: il peccatore e Dio. In fondo ci si scandalizza della preghiera del fariseo e del pubblicano, ma siamo in presenza della stessa situazione. La confessione non può mai essere la pretesa di un perdono ( a meno di considerarla poco più di una pattumiera) ma l’inizio di un cammino di approfondimento della intimità-delicatezza  con Dio. Oserei dire che in fondo, dovrebbe importare  quasi meno il fatto istituzionale e tecnico ( scomunica o non scomunica) rispetto alla crescita personale. La “meta” della fede, non è forse l’entrata nella vita eterna e quindi il rapporto eterno con Dio?
Ci si confessa per riprendere ad amare Dio e a credere nel suo amore. Un amore forte, “ geloso”, che esige sempre da noi una qualche forma di conversione, ( cioè cambiamento di mentalità). Magari basta talvolta imparare a guardare serenamente  e coraggiosamente se stessi e la propria miseria, senza paragonarsi ad alcun altro. E’ già una bel punto di arrivo.

In questo senso, la frase che conclude l’articolo su Metro News è sconvolgente: “che me ne faccio di una verità da iniziati, una verità da concedere?”

A me hanno insegnato invece che il cristianesimo è davvero una” verità da iniziati”.
Nel senso che è sempre “un inizio”, inizio di un cammino nuovo. In ogni confessione: a prescindere da quali peccati si siano commessi.

Solo sapere che esiste una verità da iniziati, cioè da  scoprire e da ricevere, mette davvero in cammino. Ed affascina il cuore, nell’attesa. E non è forse il cristianesimo un perenne Avvento? 


Perché non “riscaldare” il cuore di quella donna con simili argomenti, così che vivesse serenamente i tempi tecnici necessari istituzionalmente, invece di pensare ai peccati di Riina? Oppure forse lei lo avrà anche fatto: ma allora perché non parlarne?
Ed adesso, anche esultando per le decisioni papali, perchè parlarne in modo antipatico , cioè come se fossero  solo una liberazione per preti e peccatori e senza spiegare queste cose così belle ed importanti, per chi si avvicina alla fede o alla confessione? Perché scrivere articoli che  rattristano il cuore di chi nella confessione, vede da sempre un cammino verso una Verità da iniziati ( che poi è Lui stesso: Via, Verità e Vita) e che Lui ci concede progressivamente? Non perché non voglia darcela tutta in una volta, ma perchè  sa che siamo limitati e dobbiamo pian piano dilatare i piccoli spazi del nostro cuore…fino a quando Lui sarà tutto in tutti.

 

unknown3

Stefania Perna, laureata in lettere classiche , docente di ruolo e diplomata in pianoforte superiore , ha al suo attivo varie pubblicazioni.
Come critico musicale, ha scritto articoli per molte riviste, curato guide all’ascolto , pubblicato un saggio” La Vestale di Mercadante: approdo romantico di un mito neoclassico” digitalizzato anche nell’università americana di Michigan.
Ha poi conseguito un dottorato sulla letteratura cristiana antica, occupandosi in particolare di s Ambrogio, presso l’università della città in cui vive con il marito e 3 figli.
Come credente, fortemente convinta della necessità di “dare ragione della speranza cristiana”, ha scritto un libro che ha avuto rapida e grande diffusione:“50 preghiere per cercatori di speranza” edizioni Effatà 2013, ha appena pubblicato un secondo libro “Strada facendo: tutti sogni o tutti segni?” Edizioni Cantagalli. Ha inoltre pubblicato a maggio per le edizioni Áncora, il “Diario di Elena” ed ha collaborato con altri autori ad un libro il cui ricavato andrà in beneficenza, dal titolo “Dimmi qualcosa di bello “. Stefania crede molto anche nella possibilità delle amicizie virtuali e della evangelizzazione via web.