MIO n. 46/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Matrimonio, atto d’amore
Mauro Leonardi (Como 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive per Huffington Post, METRO e su ilsussidiario.net. Il suo blog Come Gesù è uno dei più seguiti su internet. Il compenso di questo numero va a un ragazzo di 15 anni che frequenta una scuola professionale, vive con la mamma che lavora saltuariamente e un fratello disabile
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Gentile don Mauro, in Italia è cresciuto il numero di divorzi, ma anche di matrimoni. Mi aiuti a capire cosa succede? Ci si sposa senza più convinzione?
Caterina, Padova
Carissima Caterina penso che un uomo e una donna oggi si sposino perché il matrimonio è una profonda “esigenza” delle persone innamorate, dell’amore in sé. Quando amiamo sentiamo la necessità di condividere quella gioia con le persone importanti della nostra vita: abbiamo bisogno di “gridarlo al mondo”. Il matrimonio quindi è vincolo, sacramento, contratto, ma è soprattutto una festa. Ci si prepara interiormente. Ci si veste, ci si pettina, si va in posti belli a celebrare questa festa. Ecco perché una celebrazione pubblica del proprio amore: l’amore è una festa, è “partecipativo” nella sua essenza.
Ma allora perché anche tanti divorzi? Se questo amore che vogliamo celebrare è per sempre, è fedele, è uno con una, perché tanti divorzi?
Io credo che chi si sposa oggi è figlio e figlia di questa vita. Non è più solo il matrimonio ad essere percepito come a tempo, ma tutta la nostra vita adulta è diventata a contratto, a termine, in affitto, a cottimo, a progetto. Abbiamo ristretto i nostri orizzonti, e questa non è una metafora. Senza lavoro, senza casa, senza speranza, senza orizzonte, tutto diventa più difficile. E per i matrimoni in Chiesa, quelli in cui Dio è parte in causa dell’amore che si celebra, il discorso non cambia. Perché Dio per un uomo non è qualcosa di astratto ma è proprio in quelle cose lì che il nostro sistema di vita, sociale, politico, economico, ha ristretto, umiliato, massacrato.